Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Il film forse meno "wilderiano" ma che non sfigura davanti ad altre opere del grande regista sia per la capacità di dare una chiave di lettura originale di un personaggio come Sherlock Holmes sia per farsi contagiare da una continua, sottile ironia di fondo che riflette lo spirito di buona parte della sua cinematografia
Pur muovendosi in un ambito a metà tra dramma, commedia e noir, questo film di Billy Wilder del 1970 riesce a mantenere un sostanziale equilibrio che ne fa un'opera originale, per certi versi poco "wilderiana" ma con un tocco di irriverenza nel dare un quadro intimo di uno Sherlock Holmes con tutti i suoi vizi e le sue virtù, palesati senza troppi cammuffamenti. La storia di per sè indaga un caso che porterà il celebre detective sul lago di Lochness, niente meno che a cospetto di quello che sembra essere il famoso mostro lacustre. Ma nulla sarà prevedibile, e la vicenda finirà più volte per incrociarsi con il privato di Holmes e del fido Watson (nella giusta evocazione del titolo) senza con questo lasciare che la ricerca investigativa perda in smalto o in coinvolgimento da parte dello spettatore. Ai tempi dell'uscita nelle sale non ebbe il successo sperato, che giungerà tardivamente solo anni dopo sia per la capacità di indagare a tutto tondo un personaggio di cui si vedevano solo gli aspetti più professionali che privati, sia per la bravura di Wilder a non creare una macchietta ma restituirci il ritratto di una figura poliedrica e dotata di una sottile, costante ironia.
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