Regia di Roberto Mauri vedi scheda film
Siamo nel Cinquecento e l'avanzata dei barbari dalla Turchia verso l'Europa balcanica è implacabile. Giunte in terra di Dalmazia, le truppe di Rabenek detto 'il pirata del diavolo' vengono contrastate dal veneziano Marco, ma senza successo. Marco viene così imprigionato e solo il suo coraggio e la sua astuzia, uniti all'aiuto della bella Alina, risolveranno la situazione.
È questa una delle numerose pellicole che all'epoca costituivano il pane per i denti di un pubblico desideroso solamente di un'ora e mezza di evasione, senza troppo impegno, senza troppa logica, senza troppa morale; il filone avventuroso/esotico, in particolare, stava ormai volgendo al termine e le idee risultavano tutte visibilmente riciclate o stantie. In questo caso Roberto Mauri e il suo co-sceneggiatore Mario Colucci cercano un'ambientazione inusuale (la Dalmazia del 1500) e fanno scontrare due rivali non fra i più scontati: un veneziano e un turco; ma - inutile dirlo - il risultato finale de Il pirata del diavolo sarà pressochè identico a quello di decine e decine di lavori coevi. Richard Harrison, Annamaria Ubaldi, lo sloveno Demeter Bitenc, Luigi Batzella/Paolo Solvay, Gino Turini, Walter Brandi e Anita Todesco sono i nomi più importanti sul cartellone: si immaginino gli altri. La confezione è abbastanza tirata via, più della media già non alta del filone; coproduzione italo-jugoslava con assistente regista Edoardo Mulargia, che negli anni seguenti girerà una manciata di sgangheratissimi spaghetti western. Quarta regia per Roberto Mauri, mestierante che nel decennio successivo lavorerà prediligendo la quantità alla qualità e sfornando un po' di tutto: western anch'egli, ma così pure peplum, thriller e infine pellicole erotiche. 2,5/10.
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