Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Film che unisce dramma, thriller e diverse scene grottesche. Grandissima interpretazione di Michael Douglas! Fortemente consigliato!
Film diretto da Joel Schumacher e interpretato magnificamente da Michael Douglas. La pellicola unisce perfettamente tre generi in uno: il dramma (che fa da sfondo a tutto il film), il thriller e diverse scene grottesche, queste ultime che permettono di staccare un po' e di rendere ancora più piacevole la storia.
Per capire il contenuto del film basta leggere il titolo. “Un giorno di ordinaria follia”. Infatti, tutta la vicenda si svolge in un arco temporale di qualche ora, in una calda e afosa giornata, nella quale un uomo (William Foster, interpretato da Michael Douglas) che ha perso il lavoro, che ha un matrimonio fallito alle spalle, con una figlia che non può vedere in quanto William non può avvicinarsi a lei e alla ex moglie, che è stato costretto a tornare a vivere da sua madre... perde la testa, dando vita, appunto, ad una giornata di pura follia.
La regia del film, fin dall'inizio è perfetta. Tutta la frustrazione, la rabbia, il malessere, la desolazione è percepita dallo spettatore sin dalla prima scena: un Michael Douglas (sudato, in coda in macchina e infastidito da una mosca) che riesce a mostrare la sua insofferenza solamente con lo sguardo, con le sue espressioni, le quali riescono a far sorgere anche la claustrofobia e l'ansia nello spettatore. Finché, William smette di pensare, di sforzarsi a guardare passivo la vita che scorre, ma decide di iniziare ad agire di istinto, a fare tutto ciò che gli passa per la testa, e il film ha inizio... il giorno di ordinaria follia ha inizio.
Il tutto degenera gradualmente: si inizia con l'abbandono della macchina in mezzo alla strada... un'aggressione in un negozio... fino ad arrivare a sparare e ad uccidere. Ciò viene mostrato lentamente nel film. Ci si concentra, infatti, anche su un altro personaggio importante nella pellicola: vale a dire il “quasi – pensionato” detective Martin Prendergast, interpretato da Robert Duvall. Sarà decisivo il suo apporto per la conclusione di questa giornata.
Il tutto, inoltre, è condito da alcune scene grottesche che fanno sorridere lo spettatore: in particolare, divertente la scena del fast-food, nella quale Michael Douglas chiede spiegazioni sulla differenza fra il panino nella foto (alto, ben farcito, ricco di salse) e quello che in concreto gli hanno dato (basso, povero e poco sostanzioso); oppure molto divertente la scena del bazooka... un vero e proprio “avviso di distruzione”... così come ho trovato bizzarra anche la scena del campo da golf.
Il ritmo della pellicola è sempre stato abbastanza elevato per tutta la sua durata e la sceneggiatura, la fotografia, sono state molto buone. Duvall e Douglas sono stati interpreti ottimi: non hanno avuto bisogno di tante parole, di tanti gesti eclatanti per far capire allo spettatore il loro stato d'animo, le loro emozioni. Michael Douglas che si infuria, che perde la testa, è un qualcosa di veramente molto bello... è stato bravissimo. Avevo paura che con il passare del tempo, il film finisse con il risultare banale (cattivi di turno che perdono la testa e iniziano a urlare come matti ne ho visti a centinaia nei film) ma così non è stato. Quando William, nel suo cammino per andare ad incontrare la figlia, incrociava delle persone, mi dicevo tra me e me: “oddio non dire nulla”, “stai zitto”, “non lo fare arrabbiare” (per esempio, al personaggio della cabina del telefono o il signore che gioca a golf). Il film ha giocato molto su questa attesa, su questo dubbio, facendo sorgere domande del tipo. “ora si arrabbierà con questa persona oppure no?”... “cosa gli farà adesso?”. Segno di una buona regia perciò.
Sicuramente è un film che, se anche è di 20 anni fa, fa sempre piacere vedere. Bella storia, buona sceneggiatura, buone interpretazioni, tutte cose che non si vedono spesso.
Purtroppo molto spesso nella realtà veniamo a conoscenza di episodi di violenza inaudita da parte di persone che non ti aspetti... fateci caso quando sentite il tg. Non passa giorno senza sentire notizie di mariti che uccidono le mogli, di persone che uccidono i propri figli e si tolgono la vita, di violenze di ogni genere... Una cosa questo film l'ha lasciata, a mio avviso. Vale a dire, che bisogna cercare di essere il più possibile educati con gli altri (sia verso chi si conosce, che verso gli estranei), evitare di lamentarsi troppo in quanto molto spesso qualcuno che sta peggio di chi si lamenta c'è... e cercare di guardare se qualcuno soffre o sta male e ha bisogno di aiuto.
Dopo questi consigli, (mi sono sentito molto Kevin Spacey al termine di “The Big Kahuna”) non mi resta che consigliare la visione di questo film, e augurare a tutti un buon cinema e un buon proseguimento!
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