Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Michael Douglas interpreta D-fens, un uomo solo e disperato che trova nella mediocrità altrui e nelle ingiustizie quotidiane il detonatore della sua follia. L’uomo si farà giustizia da solo, seminando il terrore tra coloro che, chi più chi meno, necessitano di una lezione di vita. Le malefatte di D-fens attirano l’attenzione del detective Prendergast (Robert Duvall), che ne segue il percorso (a piedi), tentando di anticiparne le mosse: forse D-fens, innamorato ancora dell’ex moglie e voglioso di un’occasione di riscatto con la figlioletta Adele, sta andando nella sua vecchia casa con cattive intenzioni…
Il film è lo scontro a distanza tra due filosofie di vita, tra due personaggi agli antipodi, tra due attori davvero da Oscar. Da un lato un uomo qualunque, si direbbe l’americano medio, che vuole soltanto una vita normale, ma è costretto a scontrarsi ogni giorno con piccole e grandi incongruenze di un mondo ingiusto e spietato, dall’altro lato un poliziotto pacioso, all’ultimo giorno di lavoro, con la pistola già consegnata e l’ultima giornata di ufficio che passa tra i rimproveri del superiore e le telefonate estenuanti di una moglie isterica.
Il film è una meraviglia per gli occhi: il regista Joel Schumacher forse raggiunge il suo culmine di autore con questa pellicola ricca di allegorie, scelte stilistiche impeccabili e ritmi serratissimi. Il titolo originale, “Falling down” ossia “cadere giù” rende l’idea della parabola discendente del mondo del protagonista che comincia il suo calvario su di un’autostrada affollatissima qualsiasi (con un incipit che è una chiara citazione del capolavoro di Fellini “Otto e mezzo”) e finisce su di un pontile qualsiasi di una città qualsiasi, strano miscuglio tra follia quotidiana e anonimato del mondo moderno. Film immancabile in qualsiasi collezione che si rispetti…
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