Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Sequel de Il cielo sopra Berlino, lievemente più insignificante del primo capitolo delle avventure degli angeli sopra la città tedesca. Qui c'è più azione e narrazione e meno filosofare a casaccio, ma, quando parte la voce off, la rabbia nello spettatore s'innalza comunque, come è inevitabile accada a chiunque si senta preso in giro da un Wenders furbetto e calcolatore. La poesia purtroppo non si compra un tanto al chilo e quindi, stesso identico discorso del Cielo sopra Berlino, non bastano monologhi struggenti, bianco e nero patinato, situazioni commoventi create ad hoc ed un ridondare di archi in sottofondo per concedere al pubblico ciò che un Fellini o un Antonioni (due fra i Maestri scimmiottati invano da Wenders) riuscivano a fare con una semplice inquadratura. Cosa ci vorrebbe insegnare (realmente, il verbo è tristemente questo) Così lontano, così vicino? Che la vita è meravigliosa e va ad ogni modo vissuta? Potrebbe anche darsi, ma lo fa in maniera spocchiosa, involuta e con una retorica pesantissima che renderebbero indigeribile qualsiasi messaggio, figuriamoci qualcosa di tanto grave ed elementare. Wenders ha ancora un buon tocco, consoliamoci: ma si spreca inseguendo farfalle che ha scambiato per unicorni.
Un angelo scende sulla Terra per salvare una bambina e diventa umano. Si ritrova così a partecipare alle bassezze, alle meschinità e alle sofferenze che inevitabilmente caratterizzano l'uomo.
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