Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Una rustico nella campagna toscana, una separazione alle spalle, due figlie e una sorella (Deneuve) con un lungo curriculum di relazioni scriteriate, un ex marito (Noiret) che vorrebbe tentare l'ultima folle impresa finanziaria, uno zio matto (Blier) e una domestica (Cenci) che non ama i giri di parole: è questo il circondario che ruota intorno a Elena (Ullman), un gineceo con qualche rada presenza maschile (compreso un amante più giovane) nel quale gli eventi del quotidiano si affastellano per accumulazione. Ma nel film non succede praticamente nulla: dialoghi verbosi, personaggi macchiettistici (ma quello di Blier è davvero comico), gag assemblate alla meno peggio, probabile frutto di un copione con troppe firme (PInelli, Cecchi D'Amico, Benvenuti, De Bernardi e Monicelli). L'auspicio che il mondo di domani possa essere migliore se solo aumentassero le coppie di cromosomi XX è un messaggio flebile quanto la messa in scena e si stempera nella neghittosità delle donne di casa.
Cammeo per il cantautore Ron, nella parte di se stesso in occasione di un concerto.
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