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Speriamo che sia femmina

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Speriamo che sia femmina

di steno79
7 stelle

Nel 1986 uscì "Speriamo che sia femmina" di Mario Monicelli, film dal cast stratosferico pieno di divi, che in Italia si rivelò un grande successo al botteghino e anche di critica e ottenne numerosi riconoscimenti come David di Donatello e nastri d'argento, battendo il più giovane Nanni Moretti (che anni prima aveva osato "sfidare" Monicelli in una trasmissione televisiva) con il suo "La messa è finita". Si tratta di un film corale e femminista come si intuisce già dal titolo, dove Monicelli pensa bene di fare un elogio delle donne e di prendersela con la meschinità o la debolezza degli uomini, senza tuttavia esasperare troppo i toni poiché si tratta di una commedia con qualche passaggio più grave o amarognolo. Tuttavia, pur apprezzando la sensibilità di una scrittura a più mani in cui sono rientrati consumati professionisti come Benvenuti e De Bernardi e Suso Cecchi D'amico, che hanno saputo conferire un buon rilievo soprattutto alle donne, nel complesso il film sembra un po' invecchiato se rivisto al giorno d'oggi e meno incisivo per quanto riguarda quell'analisi sociale che invece risulta sconsolata e tagliente ne "La messa è finita", che risulta sicuramente il film italiano migliore dell'anno. Non sempre efficace nel disegno dei caratteri, il film sceglie la via del matriarcato come risposta un po' facile agli egoismi e all'inconcludenza di Leonardo, il conte destinato a sparire repentinamente dal racconto; anche il fattore Nardoni non ci fa proprio una bella figura e lo zio Gugo è una figura che assicura alcune delle pagine più divertenti e surreali, per quanto si possa obiettare che la comicità venga spinta in qualche caso ai limiti della macchietta. Se i critici italiani dell'epoca usarono elogi un pochino altisonanti, la critica straniera sembra invece essersi filata ben poco il film e rimprovera l'uso di attori stranieri che vengono doppiati perdendo efficacia nella recitazione. Hanno ragione? Io posso solo osservare che Liv Ullmann è sicuramente centrata sul personaggio, ma che in effetti non sembra dimostrare nel complesso quella prodigiosa padronanza espressiva dimostrata con Bergman e altri, anche perché limitata in qualche modo dal doppiato, pur svolto dalla fedele Vittoria Febbi; la Deneuve appare in un ruolo abbastanza secondario nelle dinamiche della trama e non lascia un'impressione memorabile, mentre buona la prestazione comica di Bernard Blier, che fa passare in secondo piano un Noiret non al suo meglio, e fra gli italiani direi che risulta convincente soprattutto la De Sio in un ruolo ben strutturato. Insomma non siamo ai livelli de "La grande guerra" o di "Brancaleone", però si può apprezzare una cura tipicamente monicelliana dei tempi del racconto, pur con qualche passaggio un po' verboso ed esplicativo. Rivisto al cinema in piazza a Roma Trastevere, piazza San Cosimato.

Voto 7/10

Liv Ullmann, Giuliano Gemma

Speriamo che sia femmina (1985): Liv Ullmann, Giuliano Gemma

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