Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Kate (Angie Dickinson) è una matura signora sessualmente insoddisfatta ed è in cura presso lo studio di uno psichiatra, il dottor Elliot (Michael Caine), che tenta senza successo di sedurre. Senza un accenno di dialogo, Kate incontra un uomo al museo e consuma con quello un atto sessuale prima in taxi, poi in albergo; successivamente, come in Psyco del maestro Hitchcock, si scopre dopo più di mezz'ora che Kate smetterà di essere la protagonista del film, venendo barbaramente uccisa in ascensore a colpi di rasoio da una figura sconosciuta, una bionda con impermeabile nero ed occhiali scuri.
A vedere per prima il cadavere di Kate e la figura riflessa dell'assassina è Liz (Nancy Allen), una prostituta d'alto bordo che, impugnando l'arma del delitto, diventa la principale sospettata. Mentre Liz cerca di svincolarsi dalle accuse indagando in modo indipendente insieme a Peter (Keith Gordon), figlio della vittima e inventore in erba, il dottor Elliot ha a che fare col caso di un suo cliente transessuale a cui negava il consenso per l'operazione di penectomia...
La prima mezz'ora di Vestito per uccidere stenta a decollare, fra inquadrature virtuosistiche di De Palma (la scena al museo, tanto bella quanto inutile), scene da film erotico di bassa lega, dialoghi naïf intervallati da lunghi silenzi; anche dopo l'omicidio di Kate, tuttavia, l'intreccio thriller che si viene a creare non è dei più strabilianti: pochi personaggi, pochi risvolti, colpo di scena che dopo un po' si comincia a prevedere. Ma allora perché questo è un bel film?
Semplicemente, la gran bravura di De Palma non solo si manifesta in qualche scenetta fine a se stessa, ma anche e soprattutto in un brillante talento nel costruire un'ossessiva tensione dal niente, aiutato in questo proposito dalle musiche di Pino Donaggio e dalle sottili pieghe di una trama che è sì un pizzico scontata, ma che affronta con coraggio temi come la ninfomania, la transessualità e il travestitismo, quest'ultimo già accennato nella figura di Norman Bates in quel capolavoro che è Psyco, film che ha ispirato più di qualsiasi altro gli esordi del regista italo-americano.
Un bel thriller di altri tempi, proprio come i precedenti film di De Palma Le due sorelle e Carrie (a dire il vero più horror che thriller), con intrighi non particolarmente coinvolgenti, sangue concentrato in poche scene, ma tensione purissima palpabile a lungo.
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