Regia di Patrice Chéreau vedi scheda film
E’ un film sull’amore e sulla passione travolgente. Non importa che sia tra persone dello stesso sesso, che sia Anna Karenina con Vronskj o il giovane Henri con il laido Jean.
La passione è uguale. Il giovane Henri con una famiglia che non si capisce bene come sia, con un padre che non dice due parole e una madre ansiosa e ciarliera, è un ragazzo timido che parla pochissimo. Alla stazione con la famiglia c’è un uomo ben vestito che lo guarda e lo segue. E’ tutto un incrocio di sguardi e un cercarsi e allontanarsi. Henri scopre la sua attrazione per un altro uomo e forse anche per queste situazioni cosi particolari. Vedersi lungo i binari, nei gabinetti della stazione, nei depositi. Incontra poi Jean e con lui scoppia la passione che governerà tutta la storia. E’ un seguirsi e incontrarsi. Jean (Vittorio Mezzogiorno) è un essere laido e sfrutta la debolezza degli uomini agiati. Li attrae nei cessi della stazione, li deruba. E’ sempre in giro e Henri lo cerca continuamente e non capisce più niente senza Jean. Sarà un crescendo di cercarsi e perdersi, di sesso tra i due con un finale imprevedibile.
Detto questo sul film, che ho visto diligentemente ma con fatica devo pure dire che non è il genere di film che mi piace. Trovo inutile e incomprensibile e fondamentalmente non mi interessa questo rincorrersi continuo tra gabinetti, binari, sale d’aspetto, luna park. Mi ha fatto ricordare per il tipo di situazioni il vecchio film I ragazzi dello zoo di Berlino. Sono bravi gli attori e soprattutto Vittorio Mezzogiorno.
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