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Arriva la bufera

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Arriva la bufera

di LorCio
6 stelle

Alla sua prima comparsa, il quarto film di Daniele Luchetti non convinse, e generalmente non convince nemmeno oggi. Etichettato come opera irrisolta e confusa, è indubbia l’eccessiva presenza di metafore e simbolismi, a partire dall’attività onirica di Silvio Orlando che diventa argomento di studio della promessa sposa Margherita Buy fino alle allusioni più spicciole del magistrato ripulitore ma corrotto (dall’amore) al maneggione disonesto ma buono ma anche del vulcano in attesa di eruttare (con pioggia di spazzatura finale rimasta proverbiale e finanche profetica). Però il film non è da buttare nell’inceneritore e qualcosa si può salvare. Il pretesto del paesello per parlare dei mali dell’Italia non è affatto nuovo, ma il gusto con cui Luchetti e i fidi (e soliti) Stefano Rulli e Sandro Petraglia disegnano i personaggi e l’ambiente non è da sottovalutare. Tanto per fare un esempio, le donne che buttano i piatti per strada durante il corteo verso la chiesa in cui si celebra il matrimonio è qualcosa che va al di là dello stereotipo, così come l’inganno vocale che compie la sorella della Buy, cantante di successo, e le scosse di assestamento che preannunciano una disgrazia (rigeneratrice?). I caratteri, probabilmente figurine didascaliche ma comunque efficaci, sono funzioni, dal giudice inflessibile e malinconico di Diego Abatantuono allo speculare Orlando criminale e vivace, dalla svanita ereditiera Buy all’ambiguo magistrato di Eros Pagni, dal grossolano parrucchinato che ricicla rifiuti artigianalmente Lucio Allocca alla svaporata e nevrotica vulcanologa Angela Finocchiaro. La migliore in campo è una Marina Confalone scatenata nel ritratto della cinica, sospettosa e pericolosa industriale dal labbro inarcato e l’occhio indifferentemente diffidente. Il finale, imprevedibilmente scontato, suggerisce l’idea della fuga (curioso che vi sia Abatantuono, testimonial per eccellenza del regista della fuga, cioè Gabriele Salvatores), e questo sì che è davvero il punto irrisolto del film: sì, arriva la bufera, e poi?

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