Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Progetto ultradidascalico per Luchetti: l'evidente obiettivo è quello di rappresentare un'Italia malata e colpevole delle sue stesse sofferenze, un luogo in cui neppure avvocati, giudici e politici hanno più un briciolo di onorabilità. Un'ora e mezza di storia comunque ben scritta e con interpreti validi (meglio Orlando e la Buy che Abatantuono) per arrivare alla vagamente patetica (e sicuramente non esaltante) scena della pioggia di rifiuti, nemmeno metafora, ma reale didascalia della riflessione che il film sottende. Peccato, anche perchè il lavoro di Luchetti è sempre apprezzabile e qui sceneggia lui stesso insieme a Rulli e Petraglia; ma questo finale 'bagaglinesco', con un colpo al cerchio ed uno alla botte non sembra proprio provenire dall'Italia post-bufera di Tangentopoli. Bufera che peraltro nel film è un terremoto, va specificato con qualche perplessità. 5/10.
In un paese del sud Italia arriva un nuovo giudice; si innamora di Eugenia, una delle tre sorelle Fontana, eredi di una immensa fortuna e sostanzialmente padrone del paese. Ma la donna sta per sposarsi con un losco avvocato ed il giudice non impiega molto a trovare argomenti per farlo arrestare. Una volta sbattutolo in cella però si accorge che l'amore fra i due era sincero e che Emma, un'altra sorella, lo sta muovendo contro l'avvocato per interessi economici personali. Mentre il giudice fa tornare in libertà il detenuto, un'eruzione del locale vulcano manda letteralmente all'aria la nutrita discarica paesana.
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