Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Trasposizione cinematografica del romanzo epistolare omonimo di Bram Stoker, che rivista la figura di Dracula con elegante e intensa tragicità, storicismo e soprattutto romanticismo. Coglie e illustra scrupolosamente tutti gli aspetti del noto vampiro: le sue origini storiche e leggendarie, la sua solitudine, la sua diversità, la sua mostruosità, il suo fascino perverso, la sua dannazione, la perdita dell'amore della sua vita e anche quella della sua dignità cristiana.
Coppola riesce a mescolare con garbo ed equilibrio crudeltà, paura, disgusto, orrore, tensione e perdizione a tematiche opposte come amore, coraggio, compassione, perdono, fede, giustizia e redenzione.
È da sempre stato affascinante il soggetto del vampiro che per sopravvivere è costretto, per via di una terribile maledizione, a bere sangue umano, a non potersi mai esporre alla luce del sole e a riposare nella sua bara durante il giorno. Il fatto che morda solo sul collo, poi, rappresenta un richiamo erotico irresistibile per le donne, attratte dal fascino del proibito e della perversione.
Quest’opera ripercorre il mito in maniera molto classica, esponendo, seppure in maniera un po’ fantasiosa, i come e i perché della leggenda. Finalmente accenna, come nessun’altra pellicola aveva ancora fatto prima di allora, a nomi e traversie vissute da importanti personaggi storici – non tutti sanno che la leggenda di Dracula è ispirata alla crudeltà di un principe rumeno vissuto nel 1400: Vlad Dracul III detto l’impalatore. Era il sovrano della Valacchia e si guadagnò la reputazione di vampiro perché si raccontava che bevesse o si gettasse addosso il sangue dei suoi nemici dopo averli fatti impalare (l’impalamento era un genere di pena capitale praticata sin dall'epoca degli egiziani).
La sua prima moglie, Elisabeth, si gettò dalle torri del castello probabilmente per evitare di essere catturata dall'armata turca nemica giunta fin li una sera, e non perché fosse disperata dalla falsa notizia della morte del marito, come mostrato da questo film, che ha intenzionalmente cambiato ed “esasperato” la realtà degli eventi, per poter dare un tocco più struggente e drammaticamente romantico alla storia.
Il prologo è la parte migliore e di maggior impatto psicologico della pellicola. Dopo il ritmo cala e la narrazione diventa un po’ lenta e a tratti tediosa. La sceneggiatura, tuttavia, è pregevole. Delinea una trama densa di intrecci coinvolgenti che, pur ricalcando quelli di alcuni film del passato, riesce a riprodurre diligentemente la suggestività del romanzo di Stoker, dando vita a uno scenario di sangue, morte e dannazione epico e torbido.
Le ambientazioni e le scenografie gotiche sono affascinanti; i personaggi sono ben caratterizzati e le loro psicologie sono approfondite a dovere; i dialoghi risultano efficaci quanto basta e gli effetti speciali, i costumi e i trucchi vecchio stile sono buoni – apprezzabile in modo particolare il trasformismo di Dracula.
Interessante anche l'idea della reincarnazione che fa risvegliare in breve tempo il sentimento tra Mina e il principe Vlad. La miscela di passione e sangue che li lega è avvincente e ben rappresentata. Alcune sequenze che li hanno per protagonisti sono indimenticabili.
La figura di Dracula, in questo caso, non viene stereotipata e illustrata come un mostro poco loquace, insensibile e senz'anima, ma è resa quasi candida dal tormento interiore che l'affligge. Si percepisce il suo lato umano, la sua capacità di provare ancora dei sentimenti e la sofferenza che prova per essere un freak, una creatura molto sola, disprezzata e temuta da tutti perché costretta a nutrirsi di sangue per una sorta di maledizione che grava sulle sue spalle da secoli interi.
Anche quando ritrova l'amore con la donna che aveva perduto e che è la reincarnazione della sua Elisabeth, continua a soffrire. Non desidera veramente che lei lo segua nel suo mondo tenebroso e corrotto. Non vuole farle del male e il tragico epilogo della loro storia d’amore è giusto così. Dracula muore, il suo spirito viene liberato proprio da lei.
Buono il cast.
Gary Oldman è un Dracula inedito e unico, che non attinge stilisticamente da attori che lo hanno interpretato in passato.
Winona Ryder si rivela adeguatamente innocente, bella, leggiadra, malinconica e struggente nel ruolo di Mina.
Keanu Reeves, nei panni di Jonathan Harker, è monocorde e poco espressivo, forse l’unico fuori parte.
Anthony Hopkins è un Van Helsing incisivo e intenso, che dona anche un pizzico di umorismo alla trama. Davvero molto bravo, anche se non raggiunge il livello di Peter Cushing.
Sadie Frost è bellissima, sensuale e perfetta nel ruolo di Lucy.
Cary Elwes è adeguato nella parte del fidanzato garbato e belloccio di Lucy.
Stupenda la colonna sonora. Molto bello soprattutto il pezzo musicale dei titoli di coda, cantato da Annie Lennox: “Lovesong for a vampire”, il cui testo poetico e toccante riassume la complessità della sofferenza e infelicità di Dracula.
In definitiva, un film che gli appassionati del genere non dovrebbero mancare di vedere.
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