Regia di Dino Risi vedi scheda film
Una donna, decisa a suicidarsi dopo una delusione d’amore, chiama il Telefono amico e si innamora della voce suadente che le risponde; continua a esserne innamorata anche quando scopre che appartiene a un prete... L’idea di partenza sembra nata da una costola di Straziami ma di baci saziami (l’episodio in cui Manfredi, ridotto alla disperazione, chiama appunto il Telefono amico). La prima mezz’ora è stucchevole: sembra un Hawks dei poveri, con lei che insegue un lui riluttante. Poi la situazione cambia, e il tono si fa più serio: anche il prete scopre i propri sentimenti, si decide a confessarli e a trarne pubblicamente le conseguenze. Va così a sbattere contro un muro: i superiori lo osteggiano, la madre lo disconosce, uno spretato gli racconta le difficoltà della propria esistenza. Il finale, amaro e spaventosamente attuale, coglie in pieno il punto: al Vaticano non interessa che i comportamenti privati del clero siano poco edificanti, ma solo che non diano scandalo. Per amore di dimostrazione la storia è ambientata a Padova (il che costringe Mastroianni a sfoggiare un implausibile accento veneto), ma forse non era necessario: sono cose che accadono dovunque, non solo nel nord-est proverbialmente bigotto.
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