Regia di Dino Risi vedi scheda film
Dopo una delusione amorosa, l’ex cantante Valeria tenta il suicidio, non prima di aver telefonato ad una “voce amica” che la conforta invano. Risvegliatasi senza particolari traumi, chiede di poter incontrare l’uomo a cui appartiene quella voce così calda e rassicurante: si ritrova di fronte il comprensivo prete Don Mario Carlesi. Col tempo s’innamorano. Maestro della commedia di costume, Dino Risi pare non credere molto a questa agra commedia romantica con ambizioni satiriche sul tema del celibato ecclesiastico. Assieme a Bernardino Zapponi, cerca di ragionare sul bigottismo di un nord-est poco frequentato al cinema se non nel capolavoro di Pietro Germi Signore e signori, con cui questo film, sulla carta, ha più di un rimando ideale.
Al centro della scena c’è l’impatto della piccola borghesia (Valeria e la sua famiglia) con un tema capitale della contestazione sessantottina: lo sguardo di Risi è quasi al grado zero e cioè interessato soprattutto al dispiegarsi degli eventi più che alla psicologia dei personaggi. E i personaggi di Mastroianni e Loren un po’ ne risentono: l’uno s’aggrappa alla caratterizzazione dialettale per esprimere il tormento del pretino e se la cava con fine nonchalance, l’altra cerca di arginare l’altrimenti straripante schiettezza in una recitazione modulata sui toni della malinconia. Produzione di Carlo Ponti su misura per la moglie. Campione d’incassi della stagione.
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