Regia di John Hughes vedi scheda film
Una farsa frizzante e spedita, pervasa da preziosi insegnamenti di vita e da una tenera scia di calore umano.
Son bravi tutti a sputare sentenze (magari velenose) basate sul nulla, ma per permettersi di giudicare una persona bisogna conoscerla per davvero. Tuttavia la supponenza è una bestia domabile, a patto che dalle parole si passi alle azioni. Su un telaio che in quegli anni era abbastanza inflazionato (ovvero il buddy movie, unito all'idea di "conversione" di un egoista alla gentilezza), il regista di Breakfast Club (John Hughes) intavola una farsa frizzante e spedita, pervasa da preziosi insegnamenti di vita e da una tenera scia di calore umano che poi dirompe in una chiusa genuinamente toccante. L'accoppiata Steve Martin-John Candy, l'uno iellato e immedesimabile ma in fondo arrogante (in senso reaganiano), l'altro abbondantemente invasivo e casinista ma in realtà pacioso e tenero (e con segreti inconfessabili), fa scintille interrotte, rendendo pirotecniche certe sequenze (il goffo tentativo di levarsi il giubbotto durante la guida e tutto ciò che ne consegue), ma certe gag sono proprio geniali di per sé (le mutande utilizzate come asciugamano senza neanche accorgersene, il cappello che cade sulla strada e che è subito "risucchiato" da un tir in corsa). Ogni sketch è raccordato al successivo, secondo un preciso inanellamento registico e di scrittura che rimanda allo slapstick del cinema muto. Comparsata di Kevin Bacon nei primi minuti.
È uno dei pochi film comici in cui le musiche (composte da Ira Newborn) sono spesso determinanti per la perfetta riuscita di alcune scenette, ad esempio quella iniziale del taxi.
Voto: 7 — BUON film
Un biglietto in due (1987): Steve Martin, John Candy
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