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Veloci di mestiere

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su Veloci di mestiere

di alan smithee
3 stelle

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YOUNG CRONENBERG 

Nel circuito delle "drag races", ovvero delle gare automobilistiche di accelerazione, troviamo Lonnie, un campione che è diventato un riferimento sia per successi ottenuti, che per i pericoli fortunosamente scampati sempre con destrezza e senza rimaner vittima di importanti infortuni. Il suo manager è un bieco venditore di olio per motori, che tuttavia non è disposto a spendere più ulteriori somme e quando l'ennesimo rovinoso incidente coinvolge Lonnie, quest'ultimo lo abbandona senza mezzi termini, lasciandolo letteralmente a piedi.

Per questo motivo il campione decide suo malgrado di riciclarsi nelle competizioni folkloristiche e assai pericilose di "funny races", alla guida di veicoli ancora più arditi, sperimentali e pericolosi, fondando una sua squadra indipendente, che include pure un suo giovane e talentuoso rivale. A quel punto Lonnie dovrà sfidare il suo ex manager che nel frattempo ha ingaggiato il suo rivale più agguerrito, uomo sprezzante ma in fondo corretto, circondato tuttavia da un team di meccanici corrotti e truffaldini, che tenteranno in tutti i modi di truccare la competizione finale, in grado di definire una volta per tutte il campione dei campioni.

David Cronenberg, già gran cinesta, già all'attivo da metà anni '70 con i suoi ottimi horror incentrati sulla mutazione morbosa del corpo e dell'epidermide in particolare, abbandona per un attimo le sue fobie e, coinvolto in questo prodotto di pura, spiazzante commissione, si introduce, a quanto sembra senza alcuna ispirazione od interesse particolare, nel mondo delle bizzarre corse fuori dai circuiti ufficiali, dirigendo un filmetto tutto incentrato su bolidi improbabili e biondone da infarto. Un antesignano artigianale e a basso costo della futura serie grezza, truzza e milionaria di Fast & Furious, della quale ne anticipa di trent'anni ed oltre la grevità e la pochezza.

Ne scaturisce un filmetto davvero risibile, in cui le dinamiche e la verve del regista appaiono completamente sotterrate dalle ragioni di una trama esile e puerile, all'interno della quale si giostra un cast di attori espressivamente davvero mediocri, pur se di gradevole aspetto - soprattutto sul coté delle bionde presenze femminili, coreografiche e vuote come da copione ed ambiente triviale che fa da cornice, e se si eccettua il cattivo per eccellenza, a cui dà volto con pertinenza un fascinoso e maligno John Saxon, costretto suo malgrado a ricoprire i tratti sin eccessivamente colorati di un cattivo senza troppe pieghe caratteriali, ed estremamante ovvio ed elementare nella sua intransigente villaneria ostentata senza rimedio.

Un Cronemberg irriconoscibile, dimenticabile, quasi imbarazzante.

 

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