Regia di Neri Parenti vedi scheda film
Questo capitolo di Fantozzi si distacca un tantino dai precedenti, pur mantenendo coerenti i suoi personaggi e la sfiga che perseguita il goffo ragioniere.
Non c’è satira sociale, ma un velo di malinconia che avvolge gran parte della trama incentrata sui timori e rimpianti di Fantozzi che crede di stare per morire, ignorando che si tratti solo di un errore.
Si dà alla pazza gioia nel frattempo, facendo tutte le cose proibite che si era trattenuto dal fare sino ad allora - spunto poco originale, in verità.
Nonostante il tema impegnativo e un’incursione nell’aldilà, il film non rinuncia alla sua autoironia di sempre e offre la sua dose di divertimento.
Il collage di scene comiche non sarà meno esilarante del solito, anzi. Di sicuro, però, non mancheranno situazioni che si ripeteranno, seppure attraverso contesti ed evoluzioni differenti. Per esempio, figlia e nipote di Fantozzi saranno sempre elementi grotteschi della storia, ma concederanno un ottimo intrattenimento e piccoli momenti indimenticabili nella saga, come la scena del banana party e dei cornetti che Mariangela chiede come fosse nulla, appena dopo aver sfrattato i suoi genitori.
Il marito Bongo non parla mai, emette solo versi, ma pur essendo poco presente, resta anche lui memorabile nella storyline di questa serie di film.
La novità più grande, però, riguarda il rapporto tra la signora Silvani e Fantozzi.
Questo è il capitolo in cui l’assiduo corteggiamento del ragioniere troverà soddisfazione.
Lei accetterà per la prima volta di concedersi a lui. Passeranno una notte di fuoco – la sequenza forse più comica del film – tant’è che dopo, la donna arriverà a supplicarlo di continuare –“adesso è amore, ve lo giuro!” affermerà disperata, ma lui la caccerà a calci.
La Silvani ignorerà, però, che Fantozzi si era aiutato con un espediente per poterla soddisfare e che aveva scoperto che quell’unione carnale era stata programmata dalla moglie Pina, che voleva realizzare uno degli ultimi desideri del marito… renderlo felice prima della morte insomma, cedendo in cambio del “favore” soldi in contanti, gioielli e addirittura un quinto della propria pensione di vedova alla Silvani – che i creditori con cui si era indebitata chiamavano sarcasticamente “Lady Diana”, per tutte le arie da signora di classe che si dava sempre.
Così, si assiste ancora una volta alla riconciliazione tra i coniugi Fantozzi, perché lui si rende conto di quanto valga la moglie, disposta a tutto per il suo bene, e lei finisce con il dire la solita frase: “Ugo, io ti stimo moltissimo”.
Quando Fantozzi scopre che non deve morire e che c’era stato un cambio di cartelle cliniche, fa i salti di gioia, ma neppure allora la fortuna lo assiste e finisce per essere investito da un camion e poi schiacciato da un rullo compressore.
Il finale segue lo stile fantasioso dei precedenti film di successo.
Memorabile è la scena dell’attacco terroristico che lo deve trasportare nell’aldilà. Ho riso come una matta.
Stavolta, però, Fantozzi, invece che andare in un regno di gloria, è costretto a reincarnarsi in un personaggio medesimo ancora perseguitato dalla sfiga.
Forse molti diranno che questo film non sia all’altezza dei precedenti, che sia inutile e povero di idee, ma personalmente posso dire che sebbene si ripeta in diversi punti, come fanno gli altri sequel del resto, la comicità e autoironia di fondo sono sempre gustose e spassose.
I film di questa serie sono un po' come i film di Totò... possono essere guardati all'infinito e fare ridere ogni volta come la prima.
Insomma, Fantozzi rimane un'icona in grado di strappare un sorriso con i suoi sketch e facce buffe.
I suoi film sono l’ideale per ridurre lo stress di una giornata pesante. E questo capitolo, a suo modo è innovativo rispetto agli altri, e chi lo ha apprezzato, capirà il perché.
Unico rimpianto è sapere che sia l'ultimo della saga che annoveri Plinio Fernando nel cast. Un vero peccato.
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