Regia di Roman Polanski vedi scheda film
L'ennesimo capolavoro di un Polanski al vertice dell'ispirazione.
Un Polanski estremamente ispirato, dirige e interpreta un film che spazia dal thriller psicologico, passando per il giallo e infine per il dramma, dando vita ad una storia dal fascino morboso, inquietante e contagioso, simile ad un rebus impossibile (o comunque difficile) da risolvere. L'appartamento dove Polanski vive e in cui una donna prima si è tolta la vita, inizia ad assumere strani contorni, tendendo quasi ad assorbire l'animo del protagonista come aveva assorbito l'animo dell'inquilina precedente, fondendoli e confondendoli insieme. Lì Polanski pare lasciarsi andare alle sue inquietudini e alle sue pulsioni più profonde. Gli altri inquilini sono strani e odiosi, i loro visi sono spaventosi, sembra non albergare umanità in loro. D'improvviso strane visioni sorgono nella mente del protagonista ma viene da chiedersi se esse siano frutto di una sua paranoia avanzante o contengano qualcosa di reale, ma la risposta, probabilmente, sta nel mezzo o da nessuna parte.
L'inquilino del terzo piano è un enigma da cui lasciarsi trascinare e coinvolgere senza rifletterci troppo sopra, con alcuni momenti straordinariamente incisivi e paurosi e, mentre dapprima l'appartamento appare come una scatola asfissiante e insidiosa, pian piano lo diventa tutto il mondo circostante. Polanski lascia intendere, o almeno così lo interpreto io, come la realtà esterna, la società e le altre persone, siano una massa maligna che ci plagia, ci deforma, ci confonde e ci cambia a tal punto che perdiamo la nostra individualità fino a non farci esistere più.
Secondo me, è un capolavoro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta