Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Decimo film firmato da Roman Polanski, L'inquilino del terzo piano è tratto dal romanzo di Roland Topor Le locataire chimérique e narra la storia di Trelkovski, un giovane di origine polacca di professione archivista che si è trasferito a Parigi ed è di conseguenza alla ricerca di un appartamento in cui poter traslocare e vivere. Dopo alcuni tentativi infruttuosi, trova alla fine qualcosa che sembra fare al caso suo. Il locale, situato al terzo piano di un palazzo molto singolare, era stato precedentemente abitato da una ragazza (Simone) adesso ricoverata in ospedale in condizioni disperate dopo un tentato suicidio consumato gettandisi dalla finestra di quell'appartamento in cui viveva.
Non appena preso possesso del locale però, il giovane si convince di essere vittima di un misterioso complotto ordito dagli stessi inquilini, che sottoponendolo (a suo dire) a continue ed inspiegabili vessazioni al limite del paranormale, lo spingono sempre più verso un apericolosa paranoia anche identificativa con la precedente abitante della casa, che lo fa lentamente precipitare dentro a un tunnel di follia che lo condurrà ad uno schizzofrenico sdoppiamento di personalità.
Il film può essere considerato l'ultimo episodio di un'ideale trilogia dedicata al tema della follia e del sovrannaturale, cominciato con Repulsion
e proseguita poi con Rosemary's Baby.
Proprio da questi due film, l'autore prende lo spunto per rafforzare alcune sue linee guida , come la confusione mentale scatenata fra le mura domestiche e l'idea che il nemico sia una società ambigua e misteriosamente ostile qui (come già in Rosemary's Baby) rappresentata dai vicini e che in essi si identifica e prende minacciosa forma.
Un film "indiscutibilmente d'autore" in cui le inquietanti atmosfere sono magnificamente sorrette e amplificate dalla bella fotografia di Sven Nykvist e dalla coinvolgente musica che Philippe Sarde ha composto per la colonna sonora.
Per Polanski (qui anche nel ruolo del protagonista) il film è indubbiamente uno dei ve3rtici assoluti della sua carriera: la tecnica e lo stile denotano una maturita di approccio che sfiora la perfezione.
Fortemente "kafkiano" (nella storia e nella sua realizzazione) il film con le sue ambientazioni scarne e lugubri e la galleria dei personaggi "inquietanti" che circolano introno al protagonista, riesce infatti a mantenere altissima la tensione degli spettatoti per l'intero percorso narrativo senza alcun bisogno di ricorrere a concessioni "gore" o tantomento "splatter".
del
Ottime le prove di tutti gli interpreti (un cast strepitoso formato dalle eccellenze della cinematografia internazionale).
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