Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Trelkovsky (Roman Polanski), modesto impiegato parigino di origini polacche, affitta un appartamento nel quale prima di lui si era suicidata una donna. Nonostante le numerose accortezze, Trelkovsky non riesce ad evitare le ire del padrone di casa e l'ostracismo dei vicini. Ben presto il suo quotidiano si trasformerà in un incubo kafkiano che avrà (forse) come esito la morte. Con l'aiuto nella sceneggiatura di Gérard Brach, Polanski trasforma il romanzo omonimo di Roland Topor in un capolavoro del genere horror, rinunciando ai secchi di vernice e calibrando l'intera operazione su rumori e dettagli, in uno scambio progressivo tra una realtà silenziosamente orrorifica e la psicologia pavida del protagonista. Senza rinunciare alle proprie ossessioni perverse, assecondato dalla magistrale fotografia di Sven Nykvist (che dieci anni prima aveva fatto prodigi col bergmaniano Persona), il regista franco-polacco, tornato alle atmosfere di Repulsion e Rosemary's baby (l'ambientazione claustrofobica e le ossessioni dei vicini di casa sono molto vicini a quest'ultima opera), coltiva il seme della propria follia in bilico tra eonismo ed erotismo. "Fu la prima volta - ci informa Mereghetti - che venne usata la louma, una macchina da presa che consente piani sequenza acrobatici, grazie ad un lunghissimo braccio snodabile".
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