Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Capolavoro. Terzo tassello di un'ipotetica trilogia sulla paranoia e sull'incomunicabilità. La freddezza delle metropoli genera mostri: reali o immaginari non importa, dato che sono ugualmente pericolosi. Polanski scrive, dirige, interpreta e doppia in tre differenti linguaggi lo sconvolto "inquilino del terzo piano".
Parigi. Trelkovsky (Roman Polanski), giovane e modesto impiegato polacco, naturalizzato francese, decide di trasferirsi in un piccolo appartamento al terzo piano di un antico palazzo, subentrando in affitto al posto di Simon, precedente inquilina ricoverata in gravi condizioni dopo essersi gettata da una finestra. Recatosi all'ospedale incontra Stella (Isabelle Adjani), con la quale entra in intima relazione tanto da partecipare, in sua compagnia, al funerale dell'amica Simon, deceduta nel frattempo. Trelkovsky, timido e riservato, viene sin dal secondo giorno ripreso dal proprietario di casa per avere invitato alcuni amici con i quali, a tarda sera, si è intrattenuto rumorosamente. La nuova abitazione in breve tempo si trasforma in un vero e proprio incubo, dato che ogni minimo movimento sembra essere scrupolosamente osservato dagli invadenti vicini. Non solo, persino dalla scortese portinaia (Shelley Winters). Con il passare dei giorni, inizia a credere che alle sue spalle stiano attuando un piano per indurlo al suicidio.
Lo straordinario incipit, realizzato con una "louma crane" (la stessa poi utilizzata anche da Dario Argento in Tenebre), si sviluppa con un lungo piano sequenza di riprese vertiginose dall'esterno del palazzo. Quindi subentra Polanski, riservato e timido protagonista (oltreché sceneggiatore e regista) di un'allucinante dramma dai risvolti non del tutto decifrabili, potenzialmente macabri e con derive quasi horror. Da un bellissimo romanzo di Roland Topor (Le locataire chimérique), aiutato ai testi da Gérard Brach, Polanski realizza il terzo fenomenale lungometraggio di una trilogia destinata a fare scuola, anticipato da Repulsion (1965) e Rosemary's baby (1968). È anche, per Polanski, la seconda eccezionale prova di recitazione in ruolo da protagonista (seguente Per favore non mordermi sul collo) che in questa circostanza arriva addirittura a doppiarsi in più versioni (oltre alla francese, sua è la voce anche in quella inglese e italiana). Elemento, questo della parlata, che contribuisce causa accento particolarissimo a rendere ancora più straniante l'esperienza della visione. La storia è piuttosto complessa, tanto che resta aperta a più interpretazioni, in numero pari ad almeno quanti sono i diversi indizi sparsi magistralmente durante la rappresentazione: la scena della cerimonia funebre (con inattesa deriva blasfema durante il monologo del prete, percepito in maniera tale solo dal protagonista e non ad esempio da Stella, anche lei presente) suggerisce che Trelkovsky sia in uno stato psicologico deviato già prima di accedere all'appartamento, quindi sarebbe semplicemente folle; la presenza di simboli egizi e la decorazione con geroglifici nel bagno comune (esattamente identici a quelli di una camera mortuaria), indirizzano verso la teoria della reincarnazione; la visione di se stesso, che osserva con il binocolo mentre è nel bagno, potrebbe alludere a una sorta di condanna divina, una ciclica serie di avvenimenti che si ripetono senza sosta, certificata anche dell'identificazione con Simon nella impressionante scena finale; il dente nel buco del muro rimanda invece a una realtà magica, percui Trelkovsky - e come lui in precedenza Simon - potrebbe veramente essere al centro di un maleficio (del proprietario di casa o altro inquilino); il travestimento conclusivo in abiti femminili infine apre all'idea che il protagonista possa essere psicologicamente donna, una condizione transgender rifiutata - proprio quando sta per emergere - con un meccanismo di difesa che sconfina nella paranoia. Queste cinque ipotesi non precludono la strada ad altre possibili soluzioni, dato che restano ancora, come plausibili piani di lettura, la circostanza che Trelkovsky sia veramente vittima di un complotto, che sia frutto immaginario di una fantasia di Simon (delirante nel letto d'ospedale prima di morire) o che l'edificio sia per qualche oscuro motivo per davvero maledetto. Questo aspetto significante, per così dire kafkiano, rende l'opera estremamente affascinante, meritevole d'essere vista più volte, alternando ad ogni occasione le differenti, ma possibili, interpretazioni. Al di là della suggestiva potenza del racconto poi, Polanski si esprime con una tecnica impagabile, supportato da un cast tecnico di altissimo livello che contempla una sublime fotografia (opera di Sven Nykvist), una coinvolgente colonna sonora (di Philippe Sarde) e suggestive location francesi (prima fra tutte però, quella dell'enigmatico condominio).
Curiosità
Trelkovsky invita al cinema Stella. Sullo schermo scorrono immagini di Bruce Lee (I 3 dell'Operazione Drago), mentre lo spettatore che li osserva alle spalle quando si baciano è il compositore musicale del film, Philippe Sarde.
Citazione
"Simon, il Signore ti ha accolto tra le sue braccia proprio come un pastore che, al calar della sera, riporta le sue pecorelle all'ovile. Che cosa c'è di più naturale? Quale maggiore consolazione? Non è forse il desiderio e la speranza più grande di tutti noi, quella di ricongiungerci un giorno al gregge degli eletti? Speranza di vita eterna, di vera vita: priva di ogni preoccupazione terrena, faccia a faccia con Dio onnipotente che tramite suo figlio, nostro Signore Gesù Cristo - che morì per noi sulla croce - si degnò di volgere su di noi, mortali creature, il suo sguardo così pieno di bontà per i deboli, per i diseredati, per i morenti. Sì: i morenti. La gelida tomba: polvere eri e polvere ritornerai. Rimarranno solo le tue ossa, i vermi ti consumeranno gli occhi, le labbra, la bocca; entreranno nelle tue orecchie, s'infileranno nelle tue narici; il tuo corpo si putrefarà nei più reconditi recessi ed emanerà un orrendo fetóre. Sì: Cristo è resuscitato e si è unito in cielo alla schiera degli angeli ma non per le creature come te, piene di ignobili vizi, vogliose di soddisfazioni carnali. Come osi venire a importunarmi e a prenderti gioco di me, al mio sepolcro? Quale audacia. Che fai qui nella mia chiesa? Il tuo posto è il cimitero! Tu puzzerai come una carogna putrefatta, abbandonata lungo una strada. In verità ti dico: tu non entrerai mai nel mio regno."
(Il delirante monologo del parroco, tenuto durante la celebrazione funebre di Simon)
"Nemmeno l'uomo più buono può stare in pace,
se ciò non garba al suo cattivo vicino."
(Friedrich Schiller)
L'inquilino del terzo piano (Roman Polanski, 1976) - Clip
F.P. 10/02/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 125'12")
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