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I duellanti

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su I duellanti

di Donapinto
9 stelle

Folgorante esordio alla regia del grande Ridley Scott, con un film di produzione britannica tratto da un breve romanzo di Joseph Conrad, che a sua volta si ispiro' a un fatto realmente accaduto in Francia nell'anno 1800 circa. Scott mette in immagini un duello tra due ufficiali francesi, D'Uberth (Keith Carradine) e Feraud (Harvey Keitel) nato per futilissimi motivi e che si protrae per circa 15 anni, venendo sempre interrotto per qualche ragione, il tutto nella cornice della Francia Napoleonica. Viene descritta un' epoca storica e romantica con una cura maniacale per quanto riguarda i costumi e gli ambienti. Bellissima la fotografia, sin dalle prime scene, con la piccola pastorella di oche che per caso assiste a un duello in aperta campagna, con colori e inquadrature che regalano emozioni. Viene spontaneo il paragone con un altro film, BARRY LYNDON, realizzato due anni prima, nel 1975. Il bellissimo film di Kubrick sembra un vero e proprio album di immagini d'epoca da sfogliare, una vera gioia per gli occhi. La fotografia era stata curata utilizzando luce naturale, candele e lampade ad olio, ottenendo un risultato straordinario. Ma a differenza de I DUELLANTI, i personaggi descritti da Kubrick, trasmettevano un freddo fascino, tanto che lo spettatore alla fine e' quasi felice per il triste destino che tocca al cinico e arrogante protagonista interpretato da Ryan O'Neill. Mentre nella pellicola di Scott i due protagonisti, resi magistralmente da due attori americani straordinari, trasmettono nello spettatore emozioni, forza e calore, sia che si tratti del personaggio piu' "positivo", il riflessivo e moderato D'Uberth che cerca in ogni modo di evitare questo inutile duello, sia che si tratti del personaggio "negativo", l'orgogliosissimo e collerico Feraud, che segue il codice dello spadaccino alla lettera, ed esige soddisfazione. Il tutto servito con l'indispensabile presenza di attori inglesi bravissimi, fra cui spiccano Robert Stephens, Edward Fox e in particolar modo il grande Albert Finney, nella parte del viscido Fouchet, e da bellissime scene, come quella dell'"improvvisato" primo duello, il violento e impressionante duello a cavallo, l'incontro trai due protagonisti nella disastrosa campagna di Russia, e il finale, a ragione uno dei piu' belli della storia del cinema. Vedere per credere. Il film venne premiato a Cannes nel 1977 come miglior opera prima, e in Italia con il David di Donatello come miglior film straniero. Sforzandosi un po', la giuria di Cannes avrebbe potuto consegnare la palma d'oro proprio al film di Scott, mentre invece ando' ai fratelli Taviani per il loro PADRE PADRONE.

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