Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Ventotto anni prima di Le crociate, l’(anti)eroe dell’esordiente Ridley Scott aveva già ben chiaro in mente ciò che voleva: condurre a termine onorevolmente una guerra (il cui esito finale, vittoria o sconfitta, non ha nulla a che fare con l’onore personale) e ritirarsi nella pace della campagna accanto a una donna. Il film racconta il continuo rinvio della realizzazione di questo progetto. In fondo la critica alle assurde regole dell’onore resta sullo sfondo: il motivo del contendere è così insignificante che quasi non si nota e il duello come istituzione è solo un pretesto, un espediente per mettere l’uno di fronte all’altro i due protagonisti (un fatto piccolo ma significativo: il titolo, a differenza che nel racconto di Conrad The duel, attira l’attenzione non sull'evento ma sulle persone). I quali, più che antitetici, sono speculari: in realtà Feraud è il lato oscuro di D’Hubert, il suo passato di soldato professionista abituato ad ammazzare per mestiere nei lunghi anni delle guerre napoleoniche. Perciò non serve ucciderlo: occorre disinnescarlo, metterlo a tacere, ridurlo in condizione di non nuocere più (“Mi avete tenuto alla vostra mercé per quindici anni: non farò più cio che voi pretendete da me. Per il codice cavalleresco la vostra vita da questo momento mi appartiene e io, semplicemente, vi dichiaro morto”); poi si può tornare da Cristina Raines e riprendere a vivere, dando un taglio netto al passato, senza ulteriori appendici (che invece c’erano nel racconto, dove D’Hubert cerca una riconciliazione epistolare con l’ex rivale e lo aiuta economicamente in incognito). Un film magnifico, in cui Keitel e Carradine duellano anche in bravura; ma in questo caso entrambi risultano vincitori.
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