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I duellanti

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su I duellanti

di maso
10 stelle

 

      

 

 

E' una questione d'onore questo film, in tutti i sensi.

E' un onore commentarlo perchè da sempre lo considero un enorme calcio in culo di Scott sul deretano di Sir Kubrick che impiegò soldi tempo e tossine per produrre il suo Barry Lyndon senza a mio avviso realizzare il capolavoro sull'età dei lumi che sognava di fare, è il classico film di un grande cineasta convinto che sta per realizzare il suo più grande capolavoro e poi non lo è affatto.

Al contrario Scott era al suo primo lungometraggio e aveva idee da vendere visto che veniva da anni di pubblicità, in una intervista gli ho sentito dire che la cosa migliore da fare è seguire un'idea che ti è venuta e crederci fino in fondo anche se tutti i capoccioni che hai intorno ti dicono che non funzionerà.

Grande verità, e infatti I Duellanti è un piccolo ma grandioso film costellato da una miriade di idee sviluppate da Scott e il suo staff ottimizzando il materiale umano ed economico a disposizione, basta citare in tal senso l'utilizzo delle tende dell'albergo dove risiedeva la troupe per creare le tende da campo delle guarnigioni e l'impiego dello stesso attore in 4 ruoli come il maestro di sciabola o il cosacco abbattuto nella sequenza della campagna di Russia.

La storia è tratta da una novella di Joseph Conrad che ho stranamente letto e devo dire che sembra una sceneggiatura scritta quando ancora il cinema non lo avevano inventato.

L'infinito duello in pratica senza motivo fra il nobile Dubert e il proletario Fereud, ussari dell'armata napoleonica, è una scintillante esposizione di quadri rifiniti da una luce perfetta, il richiamo a Barry Lyndon è onnipresente negli zoom out morbidi e le scene a lume di candela, ma I Duellanti è un film che surclassa l'ambiziosa opera di Kubrick e i suoi evidenti difetti sotto ogni punto di vista: dura la metà, i due protagonisti sono bravi affiatati e affascinanti, il film si prende poche pause ed ha una galleria di personaggi di contorno tutti memorabili, e qui torniamo al genio di Scott che inserisce un personaggio inesistente nella novella, mi riferisco all'amante di Armand Dubert che si abbruttisce nel corso della storia proprio per farci capire quanto la guerra faccia soffrire le donne più di chi la combatte.

Costumi e ambientazioni storicamente impeccabili e una miriade di finezze cavate dal nulla come il terzo duello nell'androne in cui le spade sono collegate agli elettrodi e quando raschiano il muro fanno scintille come Carradine e Keitel splendidi in una specie di corpo a corpo con la sciabola mentre Scott sembra fiatare sul loro collo con la m.d.p in una alternanza di inquadrature ondeggianti, la fulminea e spettrale campagna di Russia in cui per la prima volta fianco a fianco in pausa di non belligeranza per impegni militari i duellanti combattono e si promettono l'arma per l'ultima sfida, grandiosa anche la scena del duello a cavallo con il montaggio frenetico alternato alla stretta sul volto contratto di Dubert che per una questione d'onore ritrova fegato e orgoglio per colpire la sua metà oscura Fereud aperto da un fendente alla fronte, nonostante tutto però nella sua folle aggressività l'ussaro devoto a Napoleone gli ha insegnato ad essere una macchina da guerra capace di uccidere a sangue freddo senza mai tirarsi indietro perchè l'onore è imprescindibile e il coraggio che soggioga la paura è il sentimento che fa grande un uomo.

L'ultima scena con Keitel piccolo Napoleone al tramonto della sua era è la sintesi perfetta del gioiello appena visto in cui fonte d'ispirazione e farina del proprio sacco sono condite dall'imprevedibilità del cinema.

 

                        johnfordprintsthelegend:

The Duellists (Ridley Scott, 1977)

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