Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Il tema centrale, ma esposto più in dialoghi e monologhi che attraverso immagini del racconto, è l'intercambiabilità tra bene e male; il mito di Don Giovanni mi pare preso più da Mozart che da Kierkegaard, citato a sproposito per leggere nella conclusione del film il passaggio alla vita etica mentre basta leggervi l'innamoramento, con tono leggero da Mozart e senza le riflessioni di Aut-aut. Anzi, il fascino del diverso, spesso premessa dell'innamoramento, che fa cedere entrambi... ma Britt-Marie distingue chiaramente tale fascino, cui è pronta a cedere, dall'amore per il fidanzato, che resta inalterato; e proprio questo fa cedere anche Don Giovanni, che "rinuncia" perché la sua non sarebbe una conquista ... e perché sta scoprendo l'amore, con le sue sofferenze dichiarate in conclusione da Satanasso… Che finisce per essere involontariamente funzionale al bene, ma non come braccio sinistro di Dio (come nel legalismo del potere religioso che vuole al suo servizio quello secolare), bensì essenzialmente, facendo maturare attraverso le tentazioni, come Gesù nel deserto. In compenso l'orzaiolo del diavolo guarisce per la menzogna detta da Britt-Marie al marito, forse solo a fin di bene, per non addolorarlo... Piacevole perché leggero ma intelligente, e interessante per studiare Bergman, ma scompensato.
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