Regia di Felix E. Feist vedi scheda film
Perfetto per chi, come me, ama il genere a cavallo fra noir e melò, strepitosamente incarnato da Joan Crawford in una serie di film fra cui "Il romanzo di Mildred", "Anime in delirio" e "Viale Flamingo". Mi ha colpito per la capacità, che forse nel cinema di oggi si è un po' sbiadita, di raccontare come una donna può essere fedele a un uomo pericoloso e sua volta in pericolo e insieme innamorarsi di un altro uomo, orientando le sue scelte con l'evolvere delle situazioni, ma con generosità, rischiando sempre il massimo. Lo ho trovato ben scandito nella costruzione drammatica, teso nel ritmo, sostenuto da dialoghi asciutti e da una volontà di scavo nei sentimenti.
Ancora una volta - come per altri film con Joan Crawford - il titolo italiano mistifica il significato del personaggio e del film. "Perdono" era più adatto a certi melodrammi italiani degli anni '40 e '50 con Amedeo Nazzari, o, al limite, a un film come "L'uomo di paglia" di Germi. Qui non c'è nessuna richiesta di perdono, e, sostanzialmente, nessuno che perdona. C'è una donna dall'apparenza ineccepile con una vita nascosta al fianco di un gangster eccitabile e violento. All'inizio del film questa donna scopre di avere una malattia agli occhi, e decide di tentare un'operazione in una clinica costosissima, presso l'unico chirurgo che è in grado di salvarla. Naturalmente, il chirurgo è anche un uomo, ed è attratto da questa donna sensuale, magnetica, piena di dignità e di riserbo. "This woman is dangerous", appunto: chirurgo, non innamorarti di quella donna, perché potresti farti male. Il pericolo non è nella donna in sè. Questa donna del bandito con un passato da ladra ma contraria alla violenza è dura, ma leale, ha una sua coscienza, fa scelte difficili. Il pericolo è nella situazione, nella gelosia che acceca il gangster, braccato dalla polizia ma irriducibile nella sua volontà di riprendersi la sua donna.
Il film è poco credibile nella scena clou, verso la fine, quella del regolamento di conti. Non dirò cosa succede, dico solo che, come in tanti film dell'epoca che oggi ci fanno sorridere, un cattivo dal griletto facile si perde in chiacchiere prima di usarlo, e alla fine sbaglia la mira. Forse la parte finale del film andava costruita in modo più realistico.
Di grande carisma, come sempre. Ancora una volta, disegna una donna tosta ma calda, che ha insieme fierezza e dolcezza. Bellissima la scena in cui lei, ex carcerata, assiste al passaggio delle detenute e durezza delle carceriere: recita con lo sguardo e col volto, intensissima, perfetta.
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