Regia di Vincent Sherman vedi scheda film
Non siamo ai livelli di "Il romanzo di Mildred" o "Viale Flamingo" (anche se come tematica ci andiamo vicino), ma è comunque un buon film. Nella parte centrale forse c'è qua e là qualche smagliatura, ma la quella finale è degna del miglior noir. In particolare è ottima la fotografia, ricca di buio, di ombre, e di luci che illuminano poco. La Crawford era specialista nel ruolo della donna ambiziosa e avida, e infatti ci offre una buona interpretazione. Il tema del film è appunto la smodata ambizione per l'ascesa sociale e per il denaro, che porta le persone a calpestare il bene e il giusto, rendendosene conto, e illudendosi che ne valga la pena. Il cammino di ascesa sociale (ma discesa morale) della protagonista è costellato da un crescendo di misfatti, come bugie, ruberie, disonestà, sgambetti, tradimenti, fino quasi all'omicidio. Sarà proprio la coscienza ancora viva della donna, con lo schifo che le fa sentire quando tocca il fondo, a salvarla dall'autodistruzione. Partita da casa spavalda e bandanzosa, smaniosa di conquistare successo e denaro, vi ritorna piangente con la coda fra le gambe. Già all'inizio si vedono i valori distorti che ha dentro di sé: ha forti sensi di colpa per aver detto no ad un capriccio del figlio, è molto preoccupata della considerazione sociale, ma non ha problemi a piantare il marito che si ammazza di lavoro per lei. Credo che il suo personaggio abbia molto da dire alla nostra epoca, più ancora che a quella del film. Non un capolavoro, ma certamente un film da vedere.
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