Regia di Pier Paolo Pasolini, Giovanni Guareschi vedi scheda film
Impressionante. Visto oltre quarant'anni dopo è ancora un documento storico e sociale validissimo ed un discreto lavoro cinematografico, con momenti più o meno importanti, interessanti, bizzarri (volutamente nella parte di Pasolini, come la narrazione di avvenimenti di costume; involontariamente nell'altra, quando la xenofobia ed il razzismo prendono per mano Guareschi). La differenza fondamentale, nel parlare entrambi di guerra (e pace), di libertà, di democrazia e di progresso, sta nel fatto che Pasolini analizza gli avvenimenti storici ed espone su di essi un ragionamento (più o meno condivisibile), mentre Guareschi con rabbia cieca scaglia slogan retrivi e belluini senza offrire grandi spunti su cui riflettere - lui per primo prima di giungere alle sue conclusioni. E ora mi diverto un po' a descrivere la seconda parte de La rabbia.
In sostanza l'assurda tesi di Guareschi, chi non ci crede si veda il film, è che l'apocalittico scenario odierno, che vede la Terra andare incontro all'assoluta catastrofe, è esclusivamente colpa dei comunisti, dei 'negri' (sic) e degli 'uomini che si vestono da donna', intendendo probabilmente gli omosessuali, ma non avendo abbastanza coraggio per dire le checche o i froci. Disgustoso, ma visto che chi scrive si trova nell'Italia del 2008, tanto vale tacere. Una vera perla di demenziale involontario è Guareschi che racconta di come i russi abbiano trapiantato una seconda testa ad un cane, per recidere poi la prima e lasciare solo la seconda, da loro istruita all'obbedienza; questo è ciò che i comunisti ora vogliono fare agli umani. E intanto scorrono immagini di uno pseudo laboratorio in cui due cani assolutamente sani e normali vengono tenuti legati assieme per siimularne uno a due teste! Robe che nemmeno in South Park.
I fatti storici del pianeta nel periodo degli anni '50 e primi '60 del 1900, narrati in forma di documentario da due pensatori di differente orientamento politico: Pasolini e Guareschi.
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