Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Magniloquente il film di Bernardo Bertolucci che a suo tempo trionfò, proprio in maniera letterale, portandosi a casa addirittura nove Oscar.
Il film ci parla dei mutamenti della società cinese, in un pezzo di storia del paese, contraddistinto da diversi accadimenti rilevanti, visti con gli occhi e le sensazioni dell’ultimo Imperatore, prigioniero all’interno della città proibita, unico uomo cinese impossibilitato ad uscire dalla propria casa.
Diciamo che è un film che coniuga al meglio un comparto tecnico vicino alla perfezione audio-visiva, con una storia in grado di emozionare.
Insomma i sentimenti non vengono soffocati dalle immagini visivamente impressionanti, da scenografie curatissime, da una fotografia solare, dalle musiche sempre coinvolgenti e questo era il rischio peggiore in cui rischiava di incorrere il film.
Per il resto al storia è ben congeniata, ha tutto per piacere e soddisfare, ha tanto da dire e da mostrare e lo fa sempre con il giusto equilibrio.
Toccante la figura dell’Imperatore bambino solo e prigioniero nella cui vita irrompe il maestro, interpretato da un convincente Peter O”Toole, che si scontra con la rigidità tipica di una società in realtà superata al di fuori delle mura (penso per esempio alla questione degli occhiali).
Tutto funziona alla perfezione nella prima parte, fino a quando siamo nella città proibita, meno brillante la seconda nella quale non dico che si perda, ma comunque è un po’ più statica e meccanica nell’evoluzione ed un po’ troppo dilatata nei tempi anche se ci sono alcune sequenze che meritano un riscontro, pur rimanendo le migliori concentrate nella prima fase.
Comunque una delle migliori rappresentazioni cinematografiche italiane degli ultimi trent’anni, un prodotto di cui possiamo andare fieri.
Lavoro di alto profilo, peccato perda un pò di equilibrio nella seconda parte, altrimenti avrebbe meritato un 8 (e le relative 5 stelle).
Interpretazione positiva.
Discreta, un pò soffocata dal contorno.
Decisamente una prova di spessore, peccato slo che il suo eprsonaggio trovi spazio solo nella prima parte, non a cso la più riuscita ed interessante.
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