Joe Ryan, ha già dato la vita una volta per il suo Paese. La CIA gli ha chiesto di farlo una seconda volta.
Dalla frase di lancio americana originale
Da una mia vecchia rece per questo stesso film, ben più ingenuo e entusiasta:
I titoli di testa di “Trip To Kill”, altro titolo -britannico- di “Clay Pigeon” (“Il Piccione d'argilla” nel suo titolo italiano) rivelano fortemente la sua più marcata connotazione: è co-prodotto e co-diretto dal protagonista Tom Stern.
Stern al tempo stava avendo una carriera interessante, che lo faceva provenire dal ruolo di un agente della CIA ne “La Spia che venne dal freddo” (The Spy Who Came In From The Cold) (Martin Ritt, 1965), e portandola a termine con”Entity” (The Entity) (Sidney J. Furie, 1982), un film dell'horror soprannaturale con Barbara Hershey molestata sessualmente da un poltergeist.
Prima ancora di “Trip To Kill” aveva recitato in una serie di film di motociclisti compreso “Hell 's Angels '69”(Lee Madden, 1969), che aveva anche prodotto.
Quindi, eccone pure qui la particolarità (come per “Hells Angels '69”): si tratta di un progetto dettato dalla vanità.
Sì, “Trip To Kill”è sicuramente anche una vetrina per il suo creatore, Tom Stern, indulgente con sè stesso, narcisistica, dalle evidenti grandi zaffate di ego.
Partendo con il pretesto di un thriller politico, e trasformandosi poi in un freddo esercizio di stile con pretese artistiche, in alcuni momenti molto curati, e in altri di indubbia riuscita.
La storia segue l'ex-soldato Joe Ryan (Stern), mentre tornato dal Vietnam, e decorato dopo essere saltato su di una granata per salvare i suoi commilitoni, la quale però non è esplosa. Fortunatamente per lui, di non essere saltato in aria, adesso è diventato un dinoccolato e ruvido ma ancora giovane veterano, che lavora presso una raccolta di rottami metallici, raschiando il fondo della notte nei bar di Los Angeles dove re-incontra Angeline (Marilyn Akin, bella topa di tipo intellettualoide che fa invece la Go Go Dance da mezzanotte alla tre, come detto pure con il pelo irsuto della grossa potta, di fuori per i fortunati avventori dei suoi spettacoli sul palco), presumibilmente una sua ex-fiamma, ma questo non viene mai specificato correttamente. In ogni caso, ella ha lasciato il suo precedente lavoro per diventare come detto una go-go dancer completamente nuda, e ci sono rimarchevoli, un paio di scene del suo topless e della sua passera boscosa, il che è un bel plus del film.
Da qui Joe viene reclutato da tal Redford (un come sempre bravissimo Telly Savalas), agente dell'FBI o della DEA che è intento a rintracciare il capo di un grosso traffico di droga (interpretato con gusto da Robert Vaughn). Joe deve quindi lasciarsi dietro alle spalle il suo incerto e oscillante stile di vita per cercare di fermare i cattivi (questo avviene attraverso una fitta trama ordita tra imbarazzanti macchinazioni della polizia e stupide brutalità da parte dei cattivi, ( con motivazioni dei personaggi che lasciano alcune cose inspiegabili, e taluni buchi della trama, che rimangono senza soluzione), ma non è esattamente la trama, il punto forte di un film come “Il Piccione d'argilla”.
Allora, che cosa ci si potrebbe trovare ? Bèh, è difficile dirlo esattamente. Dato che “il Piccione d'argilla” è veramente un film strano, per non dire unico, il record di ruoli assunti da Stern sia come attore che produttore, potrebbe portare ad aspettarsi di vedere un film d'exploitation, dopo tutto, i film di biker furono improntati parecchio intorno ai muscoli e alle tette, e questa fu all'epoca anche una formula abbastanza vincente. La sensibilità registica di Stern è certamente d'exploitation e si vede, ma egli è pure troppo impegnato nel confezionare un poliziesco intricato e con frequenti digressioni artistiche, per offrire davvero quel tipo di pellicole. Ci si sente un poco come se si stesse cercando di realizzare una sorta de “Il Cacciatore”(The Deer Hunter)(Michael Cimino, 1978) che incontri “Donnie Brasco”(Mike Newell, 1997), ma con in più, quel ruvido squallore che soltanto il cinema anni '70 sapeva offrire; insegne al neon, strip club, pettinature afro, abiti sgargianti.
Non so se rendo minimante l'idea, eppure il valore riconosciuto di questo film, è che, naturalmente, “Il Piccione d'argilla” fu realizzato molti anni prima di questo tipo di film. Quindi, e' stato in anticipo rispetto a tutti questi film citati? Naturalmente no, basti considerare che un capolavoro come “Bullitt” (Peter Yates, 1968), fu fatto tre anni prima, e “Il Braccio violento della legge”(The French Connection” (William Friedkin, nel 1971), coevemente, che certo sono dei film molto più grintosi ed incisivi, a dire soltanto questo, dello sforzo filmico di Tom Stern. Eppure, una volta contestualizzato, il film dovrebbe essere considerato per quello che è, cioè un thriller metropolitano violento di vendetta e azione, molto buono, dei primi anni '70, dimenticato e pochissimo ricordato e recensito, in ogni dove, almeno in Italia. Soprattutto il lungo e molto stilè finale, sempre d'azione e violenza, originalmente ambientato nello scenario di un teatro all'aperto (la celeberrima Hollywood Bowl Arena), nel quale il nostro anti-eroe/eroe protagonista, a torso nudo e insanguinato, è impegnato in un tesissimo, denso di suspense e alquanto tattico scontro a fuoco, sembra una vera e propria scena eliminata da “Die Hard-Trappola di cristallo” (John McTiernan, 1988).
Certo, saremmo allora qui decisamente un passo avanti di circa vent'anni, rispetto ai film d'azione fracassona, autoironica e violenta, come quella del celebre capostipite citato.
Ci sono come detto anche alcuni abbellimenti artistici che funzionano bene. Stern fa uso interessante del rallentatore, soprattutto nella sequenza di apertura in Vietnam, e la luce a volte satura fin troppo l'inquadratura conferendo una sensazione intensa della realtà raffigurata. C'è anche una grande sequenza subacquea, onirica ed erotica, del protagonista.
E verso la fine abbiamo impressionante e curatissimo camera-car, di un inseguimento con una dune buggy -forse i migliori dieci minuti del film-, sono sequenze abbastanza fugaci, ed in linea con le tendenze emergenti al tempo., di circa 90 secondi di durata, per complessivi pochi minuti, ma sono momenti di una tale luce, di una tale saturazione stilistica, che onestamente non possono non rimanere impressi, né tantomeno essere incidentali. Forse, il co-regista e produttore Lane Slate sarà stato il vero artefice di questi preziosismi “arty”, In effetti, mi chiedo quanto gli sarà stato effettivamente dato da fare – visto che le luci e l'occhio della cinepresa sembrano sempre adulare Stern, anche nei suoi momenti sue più bassi e bizzarramente fuori registro. Ma l'aspetto più inconsueto è come detto la natura irregolare del tutto (sia visivamente che tonalmente), e il fatto che sia molto, molto lento, non soltanto per gli standard di oggi.
E' lento, ma è pur sempre un film che vuole contenere assieme il Vietnam, le spogliarelliste, delle sparatorie e Telly Savalas che quando appare si mangia con le sue movenze e la sola presenza, le intere scenografie che paiono un po' da film porno, e poi non bisogna dimenticarsi pure il contributo di un simpaticissimo Burgess Meredith hippie sessantenne. Purtroppo essendo sfilacciato, alcune volte arranca da una scena all'altra senza la necessaria fluidità o coerenza, e in ultima analisi è la sceneggiatura a non funzionare molto bene, dormicchiando in molti passaggi.
Come detto già in apertura è un titolo piuttosto strano, che sembra voler prendere la direzione di un thriller politico, senza tirarsi indietro di fonte a certe mostrate sgradevolezze, mentre come pellicola d'exploitation è e rimane molto egocentrica, consentendo troppo tempo allo sviluppo (spesso volitamente assurdo, come nelle connotazioni fortemente pulp di personaggi quali il citato boss della droga impersonato da Vaughn, costantemente con in testa dei cappelli alla Pippo, e dei suoi due scagnozzi, uno dei quali è il regista e attore nero Ivan Dixon) della trama, e a non indulgere in quello che il pubblico di un film del genere vorrebbe - la violenza e nudità.
È questo certamente per una regia confusa, appesantita dal profondo egocentrismo del suo protagonista, e senza risposte sulle motivazioni dei personaggi, che agli autori evidentemente neppure interessevano molto.
Eppure pur con i suoi difetti rimane un film con una sua purezza e verità, enunciativo e declamatorio nel difendere la cultura “hip” e l'utilizzo delle droghe leggere. Perseguitate dal Governo, che invece non fa niente di concreto e risolutorio per combattere il grande traffico delle droghe pesanti, come dal veemente discorso di Stern al rappresentante del Governo, l'agente della DEA Savalas.
“Clay Pigeon” riesce dunque in alcuni punti lo stesso ad essere impressionante, come nella sequenza verista dentro la clinica di disintossicazione e recupero dei tossicodipendenti, con l'apparizione del grande caratterista e insegnante di recitazione Jeff Corey, nei panni dello psichiatra direttore. Solo per questo, pur essendo un poco azzoppato e non uniformemente curato, il film merita il dovuto rispetto, e assieme, l'uomo e regista(all'epoca da poco divorziato dalla moglie e madre dei suoi figli, Samantha Eggar, sempre e solo il meglio) Tom Stern, che ha realizzato un'opera così bizzarra e originale.
La Premiere del film a Boston beneficiò dell'appoggio del Project Turnabout, un famoso programma di riabilitazione dalla droga a Hull, Massachusetts.
Nel talentuoso cast sono presenti anche John Marley, Ivan Dixon, e un non accreditato Peter Lawford.
Robert Vaughn sarebbe stato pagato per il suo ruolo la consistente somma di 500.000 $. Questo ha probabilmente comportato l'esaurimento del residuo e già basso budget di produzione.
Alla sua uscita cinematografica negli Stati Uniti, il film venne distribuito dalla MGM.
Nel film sono presenti tante belle canzoni, tra cui alcune di Kris Kristofferson e di Arlo Guthrie.
Sono presenti varie scene di nudo integrale.
Mai uscito neppure in vhs negli Stati Uniti, ma solamente in Gran Bretagna. In Italia venne pubblicato in vhs Golden Video da nolo, nel 1985. E successivamente nel 1989 per la vendita, dalla Videogram/Titanus.
Veniva programmato in televisione, oltre trentadue anni fa, da Tmc.
Mai uscito in BD HD.
Ted_Bundy1979
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