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La casa degli spiriti

Regia di Bille August vedi scheda film

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La recensione su La casa degli spiriti

di Antisistema
2 stelle

La filmografia di Meryl Streep dalla seconda metà degli anni 80', può essere paragonabile ad una strada lastricata di pura merda, in cui sparutamente affiorano dei pezzettini d'asfalto incontaminato, che consentono allo spettatore, a costo di contosioni con le gambe, di scansare la cacca e poggiare i piedi nella zona incontaminata del manto stradale, però con lo scorrere del tempo, le zone non coperte dagli escrementi non solo sono sempre più rare, ma si allontanano l'una dall'altra sempre di più, con il risultato degradante di dover costringere lo spettatore a dover pestare la cacca per proseguire il cammino. 

Lo so, è una metafora di merda, ma non mi veniva in mente nient'altro per descrivere la qualità della filmografia della "pseudo attrice più grande della storia del cinema", sopratutto perchè questo La Casa degli Spiriti di Bille August (1993), tratto dal capolavoro immane di Isabelle Allende (capolavoro vero ed autentico, no la solita spazzatura spacciata per tale dal mercato editoriale), è uno dei punti più bassi della filmografia dell'attrice (per ora solo Mamma Mia tra quelli da me visti è peggio), ma anche uno dei più brutti film mai realizzati nella storia del cinema, almeno tra quelli a medio budget (ben 40 milioni).

Bille August non ha una bella fama come regista qui sul sito (sia la rivista Filmtv che l'utente spopola sembrano avere una vera e propria "faida" con lui... direi giustificata seppur alla luce della visione di tale unico film), eppure nei riconoscimenti vedo un oscar e addirittura due palme d'oro, non ho ancora avuto il paicere (o il dispiacere verrebbe da dire) di visionarli, ma credo che finirò per l'accodarmi anch'io alla scadente considerazione verso tale cineasta, che con La Casa degli Spiriti butta all'aria un capolavoro della letteratura mondiale, che narra di circa 30 anni di storia di un Cile inesorabilmente destinato a venir schiacciato dalla dittatura di Pinochet, per ridurre il tutto ad un gigantesco melodrammone dalla durata fluviale senz'anima, con personaggi piatti, una regia accademica ed un super-cast per la maggior parte malamente sprecato, oltre che inadatto, perchè Jeremy Irons, Meryl Streep, Clenn Close e Winona Ryder con il loro bianco accecante, risultano essere ben poco credibili come latino-americani del Cile, mentre Antonio Banderas l'unico accettabile a livello etnico, con il suo Pedro ci consegna l'ennesimo latin lover dall'animo pseudo-rivoluzionario che tanto andava forte negli anni 90' ad Hollywood, ma come al solito molto scialbo e recitato malamente (altro che a Cannes di recente ha vinto il premio come miglior attore di recente a scapito di Favino, lui si veramente eccezionale e molto più bravo di questo sopravvalutato). 

 

 

Nell'arco delle due ore e mezza interminabili e senza fine per via di un ritmo che più fiacco non si può ed una sceneggiatura molto debole nonostante il soggetto di partenza, la regia di August non riesce mai a dare un senso di continuità e di unità alla narrazione, che molto spesso risulta essere sfilacciata e frammentata nello sviluppo in compartimenti stagni, dove ogni sequenza inizia e si esaurisce in sè stessa, senza che essa si intersechi con le altre, perchè manca un disegno unificante; melodramma familiare? Lotta politica? Scontro tra irrazionale e razionale? Moltissima carne a fuoco e zero arrosto, perchè August oltre che a tradire il romanzo originale, non ha compreso minimamente lo spirito insito nella scrittura di Allende, carpendone la mera superificie e trasformando l'adattamento in un mero kolossal accademico, un'incomprensione che imbastardisce il romanzo che era quanto più lontano potesse esserci da tale tipo di cinema, essendo invece molto legato ad un realismo magico tipico della letteratura sudamericana, che contamina il crudo realismo del personaggio di Esteban (Jeremy Irons) con l'irrazionalità esoterica derivata dalle doti di chiaroveggenza di Clara (Meryl Streep) e dal legame profondo che lei ha con Ferula (Clenn Close). 

A disagio con le scene "forti" quanto inadatto a rappresentare l'elemento fantastico della vicenda (totalmente al di là della comprensione umana, così come purtroppo lo è del regista), la regia di August affonda minuto dopo minuto nella sua cornice soap operistica, riducendo le doti soprannaturali di Clara a mere scemenze New Age e attaccate malamente alla narrazione, così come scade di brutto nelle scene di crudo realismo, realizzando malamente scene come quella dell'incidente con il treno ed il successivo ritrovamento della testa. Poco può fare il nutrito cast di cui si salva solo Glenn Close tramite i suoi sguardi che esprimono un'interiorità repressa, peggiò và al bravo Jeremy Irons alle prese con un personaggio incostante e tratteggiato male come scrittura, degli altri invece la mia cara Winona Ryder viene confinata nel suo solito ruolo di adolescente ribelle con aggiunta di insulsa storiella d'amore, ma senza la profondità "poetica" dei lavori con Tim Burton, mentre Meryl Streep ci dona una delle sue peggiori interpretazioni, colpa sia di una scrittura ed una regia male assortita, sia della sua incapacità di saper mettere in scena un personaggio complesso e profondo come Clara, tra i più belli, delicati ed eterei della letteratura novecentesca, pensando di riuscire a portarla in scena tramite una lunga sequela di ridicoli sguardi languidi per tutto il film. L'opera della consacrazione di Bille August, fu in realtà un brusco risveglio per un regista che tramite i suoi esordi aveva vinto tutto ed invece si scoprirà essere solo un mediocre con le due prime pellicole inspiegabilmente sopravvalutate. 

 

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