Regia di Bille August vedi scheda film
Imponente affresco che ripercorre quasi mezzo secolo di storia cilena, La Casa degli Spiriti è una di quelle pellicole che lasciano allo spettatore l'impressione di una grande occasione perduta.
Perduta perché il cast a disposizione del regista Billie August è davvero di altissimo livello, ma non sempre grandi attori rendono in base alle loro capacità, soprattutto se messi in un ruolo per cui manifestamente non sono “in parte”. Il riferimento è a Meryl Streep, attrice tra le migliori senza alcuna discussione possibile, ma qui chiamata a dare vita a un personaggio che non le è per niente congegnale.
Perduta anche perché l'ottima base di partenza (il romanzo di Isabel Allende) per più che legittimi motivi di “tempi” ha dovuto essere accorciato e semplificato, ma l'impressione è non sempre i tagli sono stati fatti con la misura dovuta e alla fine chi ne risente è una sceneggiatura che presenta ben più di una lacuna, dando a volte l'impressione di voli pindarici che vanno ad inficiare sulla qualità complessiva dell'opera.
Nonostante questo bisogna dire che la pellicola presenta dei bei momenti e ha il suo punto di forza in un impatto visivo che non lascia certo indifferente lo spettatore.
La storia del Cile viene rivisitata attraverso la famiglia Trueba, il cui capostitpite Esteban (Jeremy Irons, forse il migliore del cast per come ha reso la sofferenza del suo personaggio) parte da umili origini per arrivare a perseguire a tutti i costi un successo che gli sembrava precluso.
Come capita spesso a chi partendo dal basso si ritrova in una posizione di potere, Esteban è un vero despota che non ammette contraddizioni, che abusa dei suoi contadini per i suoi scopi e delle loro donne per i suoi piaceri. Un conservatore più retrogrado di coloro che in una posizione sociale superiore ci si sono trovati per nascita.
Il suo matrimonio edil suo amore per Clara (Meryl Streep, purtroppo assolutamente fuori parte in un ruolo troppo giovanile, quasi bambinesco, e che rischia di far cadere nel ridicolo questa bravissima attrice) di cui sarà sempre geloso in maniera malata (come del resto sono tutti i suoi affetti) non riescono a renderlo una persona migliore.
Giungerà ad allontanare la sorella Ferula (Glenn Close, decisamente meglio calata nel suo personaggio rispetto alla collega) perché troppo intima della moglie, ed a scontrarsi con la figlia Blanca (Winona Ryder), le cui idee politiche sono lontanissime da quelle dell'inflessibile padre, a causa della relazione tra questa e Pedro (Antonio Banderas), figlio di un dipendente di Esteban e militante politico tra il fronte dei progressisti.
La situazione precipita quando, in seguito al trionfo delle sinistre (chiaro il riferimento alla vittoria di Salvador Allende nel 1973) alle elezioni politiche, i conservatori appoggiano un colpo di Stato dei militari, salvo poi rendersi conto che questi non hanno alcuna intenzione di dividere il potere e ritrovarsi così in balia di una dittatura spietata.
Esteban si riscatterà poi nel finale con un gesto che lo riporta di nuovo a quegli affetti che sembravano perduti.
Un film, dicevamo, che riesce ad essere a tratti avvincente ed in altri più difficoltoso da seguire, una pellicola intrisa di quel realismo magico di marca sudamericana che vede il suo miglior esponente in Gabriel Garcia Marquez.
Clara è la figura chiave di tutta la vicenda,il trait d'union tra i vari personaggi, con la sua lievezza (per usare un termine un po' desueto) che la fanno amare dai vivi e la sua capacità di entrare in contatto con il mondo dei morti (emblematica la scena in cui le appare lo spirito della cognata appena defunta, una delle più suggestive del film).
Ma il personaggio meglio tratteggiato è quello di Esteban, una maschera di tragica e sofferente inquietudine, e questo come detto sopra grazie soprattutto all'ottima interpretazione di Jeremy Irons.
Una pellicola che merita sicuramente una visione, ma che per tutti quei difetti che ho citato sopra non va oltre una sufficienza, sia pur piena. Poteva essere un capolavoro, ma così non è.
Clara (Meryl Streep): "Così come quando si viene al mondo,morendo abbiamo paura dell'ignoto. Ma la paura è qualcosa d'interiore che non ha nulla a che vedere con la realtà. Morire è come nascere:solo un cambiamento."
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