Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Dopo la morte di Douglas, in sua moglie e suo (presunto) figlio si slatentizza una crisi che affonda le radici in un torbido passato. Lui manifesta spudoratamente la sua dipendenza da eroina e convince sua madre a dargli una mano nell'usufruirne. Ciò che mostra lei invece, è una forte attrazione erotica per il figlio, al quale a sua volta, lei risulta tutt'altro che indifferente. La luna è un'elegante e suggestiva allegoria sull'evoluzione dei rapporti familiari: la tossicodipendeza e l'incesto, pur introdotti e sviluppati in modo molto convincente, sono solo dei pretesti. Il referente principale è ovviamente (e banalmente) Freud: il bisogno di Joe di trovare il vero padre è pari al suo iniziale desiderio di (auto)distruzione, la sua dipendenza sessual/emotiva nei confronti della madre è scompensata dall'assenza del genitore maschile e tutto è visto come un ineluttabile ripetersi di azioni predeterminate (il percorso di vita del vero padre di Joe è stato apparentemente analogo a quello del figlio, nonostante non abbia mai avuto a che fare con lui). Ma è facile ritrovare anche vari riferimenti a Moravia nei dialoghi, nella caratterizzazione dei personaggi e negli snodi della vicenda: Joe nasconde la disperata inconsistenza della propria vita sotto una grottesca maschera di rude indifferenza, a tratti ridicola, a tratti spaventosa; sua madre, abbandonati il pudore e la paura, appare come figlia di un tempo estito e dimenticato. Si tratta certamente di un film abbastanza confuso (ed in questo, avendo come perno centrale proprio la confusione, è quasi metacinematografico), che non sapendo bene dove andare a parare sfocia in un finale un po' cerchiobottista: la famiglia sembrerebbe andare verso una ricostituzione e la madre ritorna a cantare, ma d'altra parte il destino del figlio ed il suo rapporto col padre e con la madre restano adombrati. Ma è anche un'opera che arriva in un momento di passaggio sia per Bertolucci (il quale dopo un capolavoro immenso come Novecento si accingeva a lasciare le produzioni del Belpaese) che per il cinema italiano: erano gli anni in cui quella stagione straordinaria che aveva seguito il Neorealismo accompagnando (ed ibridandosi con) la Nouvelle Vague stava lanciando i suoi ultimi bagliori.
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