Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Una cantante lirica affermata di nome Caterina Silveri, vive a New York con l'ultimo marito e con un figlio teenager concepito con un uomo di cui ha perso le tracce.
Quando il marito muore improvvisamente a causa di un infarto fulminante, la donna decide di tornare a Roma nella sua antica abitazione, portando con sè il figlio.
Il ragazzo, a contatto con una realtà che non conosce per nulla, entra nella scia delle droghe pesanti diventando un tossicodipendente senza controllo.
Allarmata la madre decide di abbandonare le scene e di dedicarsi al figlio: tra i due si sviluppa un rapporto morboso di ricerca reciproca che svia l'affetto per sconfinare in derive sessuali decisamente poco congrue.
A quel punto la donna decide di cercare il padre del ragazzo e, partiti in Marocco, il ragazzo non solo lo trova (è insegnante in una scula elementare), ma riesce anche a ricostituire una famiglia ormai irrimediabilmente perduta.
Bertolucci non è certo nuovo a trattare le problematiche relative all'adolescenza, né a buttarsi a capofitto su problematiche scabrose come l'incesto o quacosa che ci si avvicini.
Il film è girato e fotografato davvero bene, e si districa meglio che può su una storia che non cerca nessun appiglio per nascondere le scabrosità che si porta dietro.
La problematica della tossicodipendenza non diviene un ricatto, ma è strumentale allo sviluppo del fulcro della vicenda, che si districa un pò meno bene nel finale un pò frettoloso ed accomodante.
Solida produzione internazionale, cast altrettanto composito, tra cui primeggia la compianta Jill Clayburgh, impegnata in uno dei suoi ruoli più significativi della carriera. Lo affiancano, anche in piccole parti, attori noti come Alida Valli, Tomas Milian, Franco Citti, mentre in due camei bizzarri riconosciamo un Roberto Benigni e Carlo Verdone alle primissime armi.
Nel ruolo del ragazzino protagonista, Matthew Barry, poi sparito completamente dal mercato, è perfetto ad incarnare l'irruenza anche sessuale e quasi sempre incontrollabile dell'adolescenza: il suo viso angelico sprizza erotismo a partire dalle imperfezioni aggraziate del suo sorriso ed è coerente con la rappresentazione esplosiva che Bertolucci regista sa sempre rendere riguardo ad un erotismo naturale, ma che sfugge dal controllo.
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