Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Bellissima, forte e profonda opera di Bertolucci.
Bellissimo film di Bertolucci che conduce un’analisi amara e profonda sulla solitudine e sulla frustrazione che albergano all’interno di un rapporto malato tra madre e figlio. Bertolucci analizza il torbido di questa relazione arrivando alle radici del complesso di Edipo, sfatando il mito della famiglia borghese ed indicando essa come il luogo dove vengono scaricate, talvolta con estrema brutalità, tutte le ansie e le depressioni, lasciando comunque una facciata di normalità. Conduce la storia con eleganza e con una lentezza grave che serve a dare alla storia un’atmosfera cupa ed angosciosa. Rappresenta l’Italia come se fosse un paese misterioso e straniero, i suoi monumenti come figure deformi ed i suoi abitanti come alieni. Ed ogni situazione, anche la più normale, sembra celare un oscuro segreto, qualcosa di strano, d'inquietante, d’indicibile.
Ed ecco che, secondo Bertolucci, l’atto sessuale diventa un qualcosa di sporco, qualcosa a cui aggrapparsi per non affondare, un riparo dall’infinita solitudine in cui i due protagonisti, madre e figlio, sono costretti a vivere. Atto sessuale che la madre compie per salvare il figlio della droga e per salvare sé stessa dalla solitudine ed il secondo, che non ha un padre ed è un adolescente incompreso, per trovare qualcuno che riesca ad essergli vicino. Atto sessuale che è l'incontro tra due anime tristi e sole, che non sono mai riuscite a comunicare tra loro e ci riescono solo per via fisica.
Bertolucci, spesso e volentieri, riesce qui ad essere incisivo, scioccante e profondo. Realizza numerose sequenze al limite tra l’erotico ed il disgustoso e chiude con un finale secco, ma carico di poesia e di speranza.
Tomas Milian, nel ruolo del padre, è superbo.
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