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Bianco, rosso e Verdone

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Bianco, rosso e Verdone

di port cros
7 stelle

Verdone ripropone la formula vincente del film a personaggi, fissando con versatilità archetipi comici di italiani e realizzando uno dei migliori esempi di commedia all'italiana anni 80, una pellicola che ha saputo imporsi nell'immaginario collettivo con le sue battute ancora oggi citatissime, spassoso pur non rinunciando ad un fondo di malinconia.

Carlo Verdone

Bianco, rosso e Verdone (1981): Carlo Verdone

 

VOTO: 7,33333 su 10

 

In una giornata elettorale, tre personaggi (tutti incarnati dal regista Carlo Verdone) si mettono in viaggio in auto attraverso l'Italia per compiere il dovere civico del voto: il timido ed impacciato Mimmo, che accompagna la nonna anziana e malata; il logorroico e insopportabile Furio, che tormenta l'esasperata moglie con la sua pedanteria; a fargli da contraltare il silenzioso emigrante in Germania Pasquale, che affronta il viaggio da Monaco di Baviera a Matera in completo mutismo, salvo esplodere nell'ultima scena in una incontenibile filippica dialettale.

 

Dopo il successo di Un Sacco Bello, Verdone ripropone la formula vincente del film a personaggi, dando prova della sua versatilità comica e realizzando uno dei migliori esempi di commedia all'italiana anni '80, una pellicola che ha saputo imporsi nell'immaginario collettivo con le sue battute ancora oggi citatissime (“non ce la faccio più!”, “sta mano po esse fero e po esse piuma, oggi è stata piuma”).

 

Abbracci e pop corn: I triangoli nel cinema: Bianco, rosso e Verdone

 

L'interpretazione multiforme di Verdone, che solo col successivo Borotalco si rassegnerà ad interpretare un unico personaggio, riesce a fissare, pur estremizzandoli, tre tipi di italiani in cui possiamo riconoscere tratti di amici, parenti, conoscenti o addirittura di noi stessi, a dimostrazione dell'attento spirito di osservazione con cui sono stati costruiti. Raggiunge il vertice di spassosità con la grottesca pignoleria di Furio, quando rimuove la gomma buona già sostituita dal seduttore e rimette quella bucata per non fare brutta figura con l'ACI (non a caso un personaggio tanto ben risuscito sarà ripreso anni dopo dal regista, tramutandolo nell'analogo Raniero di Viaggi di Nozze).

La comicità di Verdone, per quanto divertente, possiede tuttavia quasi sempre, ed anche in questo film, un fondo di amarezza e malinconia (vedasi la conclusione della storia di Mimmo e della nonna) che la contraddistingue da quella di altri comici più puramente ridanciani.

 

Carlo Verdone, Lella Fabrizi

Bianco, rosso e Verdone (1981): Carlo Verdone, Lella Fabrizi

 

Bianco, Rosso e Verdone è una pellicola che ha un altro punto di forza nella scrittura, che intreccia con fluidità le tre fila, senza quasi mai cadere in momenti di stanca. Il personaggio meno coinvolgente, anche per gli evidenti limiti della scelta narrativa adottata, è il taciturno Pasquale, tuttavia le sue scene magari rallentano, ma non bloccano, il ritmo del film. Va a merito dell'autore che, oltre ad interpretare i tre protagonisti, Verdone trova il modo ed il tempo di lasciare il giusto spazio ad un nutrito parterre di ottimi caratteristi (Sora Lella, Mario Brega, Irina Sanpiter, Angelo Infanti, anche Milena Vokotic) che arricchiscono il film. Gli occhioni sgranati della russa Irina Sanpiter, doppiata in italiano con accento torinese da Solvejg D'Assunta , sono diventati un simbolo dell'esasperazione coniugale; Brega, già incontenibile in Un sacco Bello, è divertentissimo come il camionista er Principe dotato di inaspettate doti infermieristiche, mentre la Sora Lella, nel suo ruolo consulente dell'anziana popolana romanesca, è simpaticissima nei sui battibecchi con l'imbranato nipote, fino al finale amaro.

 

Merita una menzione anche la bella colonna sonora di Ennio Morricone, inusuale per un film comico, e certo favorita dal produttore Sergio Leone.

 

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