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Bianco, rosso e Verdone

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Bianco, rosso e Verdone

di barabbovich
6 stelle

Il tricolore richiama alle urne tre italiani fuori sede, in cammino verso le rispettive circoscrizioni elettorali. Pasquale è un emigrato rozzo e taciturno che dalla Germania raggiunge Matera, defraudato di molti suoi averi. Furio è un marito nevrotico e logorroico (ripreso pari pari da un film di Stanley Donen, Due per la strada), alla cui esattissima geometria mentale sfugge la variabile del caso e finisce, nel tragitto tra Torino e Roma, per essere abbandonato dalla moglie sfiancata (Sanpiter). Mimmo, infine, è un giuggiolone alla mercé degli scherzi della nonna (Lella Fabrizi) che riecheggiano quelli della Ruth Gordon di Harold e Maude.
Bissando il successo del film d'esordio, Verdone continua a moltiplicarsi raccontando storie di ordinari fallimenti, mantenendosi "nell'ambito degli schizzi caratteriali con fertile estro di caricaturista" (Kezich) ed imbastendo di ingredienti crepuscolari (la morte della nonna di Mimmo, i furti ai danni di Pasquale, l'arresto di un camionista) il tessuto della vicenda. Ma le gag, nel complesso, sono fiacche e solo il personaggio di Furio è degno di rimanere nella memoria per più di una battuta ("In bocca al vibrione", dice alla moglie quando questa vuole fare uso dei bagni pubblici; oppure il tormentone con cui le si rivolge: "Tu mi adori? E allora lo vedi che la cosa è reciproca?"). Non doma di avere recitato la parte della moglie di Fantozzi, Milena Vukotic non si perita di inorridire gli spettatori con un nudo.

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