Regia di Dario Argento vedi scheda film
Terza regia americana per Dario Argento, per un film che tenta di aggiornare tematiche alla "Profondo rosso" adeguandole al nuovo contesto internazionale. Un film molto ben realizzato, che presenta però limiti dovuti a incongruenze di sceneggiatura e dialoghi poco curati.
Aura (Asia Argento), una giovane rumena anoressica, è sottoposta a duri rimproveri da parte della madre (Piper Laurie). Quest'ultima, invece di prendersi cura della figlia, a tempo pieno si dedica all’attività di “medium”, organizzando sedute spiritiche. Nei paraggi, un furioso serial killer ha approntato una micidiale arma di morte, con la quale decapita alcune donne. Anche la mamma di Aura, dopo essere stata posseduta da una delle vittime durante una seduta medianica, viene uccisa dal folle durante un furioso temporale, decapitata assieme al marito. Aura, disperata, tenta il suicidio ma viene soccorsa da David (Christopher Rydell), un giornalista con il quale instaura un ambiguo rapporto di amicizia. Uno psichiatra, il dott. Judd (Frederic Forrest), reclama l’adozione di Aura, mentre l’indagine condotta da David porta alla luce un'insolita coincidenza: ogni delitto è stato commesso durante un temporale e le vittime, tutte appartenti alla categoria di medici e infermiere, risultano coinvolte in un misterioso incidente avvenuto, in passato, all’interno di una sala parto. Sarà un bracciale al polso dell’anoressica a condurre il giornalista nella dimora dell’assassino.
Trauma è la terza pellicola di Argento girata negli Stati Uniti (dopo Inferno e Due occhi diabolici), sceneggiata dallo stesso Argento, in collaborazione con Giovanni Romoli, T.E.D Klein e Franco Ferrini. Il titolo di lavorazione del film era L’enigma di Aura e, come prassi argentiana, in fase di lancio il regista sosteneva di essere tornato al “giallo”; in particolare Trauma venne classificato dall’autore come una rivisitazione in chiave “moderna” di Profondo Rosso. E, a ben vedere, molti sono i punti in comune: la seduta spiritica e la figura della medium; l’assassino, sconvolto da uno “shock” subìto in un particolare momento della sua esistenza; personaggi che condividono segreti (lo psichiatra) e sono a conoscenza dell’identità del killer; l’immagine persistente che trae in inganno, facendo percepire in maniera inesatta la reale dinamica degli avvenimenti (il killer inizialmente creduto vittima). Non casualmente poi, alcune situazioni omaggiano le opere di Hitchcock, come nel caso del bambino che scruta con il binocolo nella casa dell’assassino (La finestra sul cortile). Ma la cosa più curiosa resta la motivazione - e la conseguente dinamica dei delitti - che sta dietro la mano omicida: pressoché identica a quella proposta da Andrea Bianchi in Nude per l'assassino (1975). Pur trovandoci di fronte ad un’opera stilisticamente e tecnicamente ineccepibile, quello che non funziona è lo scarso approfondimento psicologico dei personaggi (basterà ricordare Brad Dourif), la recitazione esasperata, i testi sopra le righe (alcune battute pronunciate da Aura: “..io volevo, ma non potevo”), situazioni paradossali (teste decapitate che pronunciano parole o addirittura gridano) e la scelta del regista di intercalare finali su finali. Certo, Trauma (tra l’altro insolitamente contenuto sul lato della rappresentazione grafica degli omicidi, eccezion fatta per un'impressionante decapitazione), è sicuramente un buon film. Ma quello che lascia perplessi è che, con molto poco - una migliore conduzione degli attori, una rivisitazione del testo e una maggior aderenza alla verosimiglianza - poteva diventare un grande “classico” del giallo italiano. Anche la musica a cura di Pino Dosaggio, pur se passabile, resta decisamente inferiore rispetto alla media delle altre produzioni del regista.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta