Regia di Dario Argento vedi scheda film
Deludente thriller psicologico di Dario Argento.
Nell’incipit, ci troviamo in uno studio medico, dove una dottoressa di colore viene decapitata con uno strano aggeggio, ad opera di un cliente misterioso, del quale scorgiamo solo l’impermeabile che indossa e le mani guantate. Si tratta del serial killer, che sta mietendo diverse vittime e terrorizzando la città , utilizzando sempre la stessa macabra tecnica. A seguire Aura Petrescu, una giovane ragazza, affetta da anoressia, figlia di immigrati romeni, fugge da una clinica psichiatrica, in cui i genitori l’avevano fatta rinchiudere. Viene salvata in extremis da un giovane giornalista, mentre su di un ponte stava tentando di buttarsi giù. Viene accompagnata a casa e chiusa nella sua stanza dalla severa madre, una medium. Durante una delle sue sedute proprio quella stessa sera, la sensitiva sembra entrare in contatto con il fantasma di una persona, che rivela di essere stata appena decapitata e annuncia che l’assassino è presente nella sala; si scatena un finimondo e la medium improvvisamente si fionda fuori di casa e si allontana nel bosco vicino, seguita a ruota dal marito, mentre la pioggia batte incessante. Nel frattempo, Aura, dopo aver scorto dalla finestra la scena inquietante, si catapulta all’inseguimento e intravede una figura appena illuminata dal bagliore di un lampo, che sembra avere in mano le teste dei suoi genitori, ma non riesce a vedere in faccia il loro assassino
Quando arriva la polizia la ragazza sotto choc fugge; Il dottor Judd suo medico curante o forse aguzzino, la vuole rintracciare per riportarla in clinica, lei che non ha nessuna voglia di tornare in quel “lager” cerca rifugio presso David Parson, il cronista di una Tv privata, colui che aveva impedito il suo suicidio. Questi decide di aiutare Aura e provano insieme a individuare e stanare l'omicida.
Il cineasta Argento, qui indugia molto all'autocitazione, il film in alcune scene richiama alla memoria, con le debite proporzioni, il capolavoro “Profondo rosso”.Il prodotto cinematografico, di cui andiamo a parlare, è il lavoro che probabilmente ha segnato l'inizio dell’involuzione artistica del “maestro del brivido” ,che tranne in rare eccezioni ,non ritroverà più il tocco magico, che aveva connotato i suoi precedenti film, in particolare la cosiddetta “trilogia degli animali”; la protagonista di questo giallo Aura, è sua figlia, la giovanissima Asia, quasi agli esordi, decisamente in difficoltà, incapace perfino a doppiare se stessa; il sodalizio artistico non porterà fortuna a nessuno dei due; il thriller psicologico girato, è una sciagurata accozzaglia di incongruenze, che va oltre le astrusità, consone ai film firmati dal regista romano: teste recise che continuano a parlare e ad accusare, un bambino di 8 anni che risolve il caso e uccide l’assassino. Teso a soddisfare le aspettative del suo esordio americano, Argento delude i suoi fan e confeziona un giallo derivativo, privo di ritmo, con buchi di logica macroscopici, che richiedono una spropositata sospensione dell’incredulità; s’ispira molto, come anche in precedenti lavori, a quello che giudica il suo maestro Hitchcock, non riuscendo però stavolta nemmeno minimamente ad emulare le sue fantasiose e geniali tecniche di ripresa, latitano i virtuosismi della Mdp, la direzione risulta piatta e statica, la suspence è molto poca, anche le musiche di Donaggio, pur gradevoli,non sono appropriate; Alcuni temi come l’anoressia o il famoso trauma di cui al titolo, potenzialmente intriganti, sono sviluppati in modo goffo e maldestro e rimangono solo nella sfera delle buone intenzioni.
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