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L'eredità Ferramonti

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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La recensione su L'eredità Ferramonti

di alan smithee
7 stelle
L'ormai anziano panettiere Gregorio Ferramonti (Anthony Quinn), vedovo e con tre figli adulti che non stima, anzi disprezza, decidere di chiudere bottega e di ritirarsi a vita privata, godendosi i molti frutti di tanta fatica perpetrata negli anni, ma cacciando letteralmente di casa i tre ipotetici eredi.
Pippo (Gigi Proietti), ingenuo ed incompetente, calcolatore assediato dalla smania di arricchirsi per riscattare le umiliazioni subite dal padre, sposa la figlia di un piccolo titolare di ferramenta, la bellissima Irene (Dominique Sanda), apparentemente taciturna, ma molto più scaltra e calcolatrice di quanto non dia a vedere.
La foglia maggiore, Teta (Adriana Asti), pettegola e complottista, ha sposato un impiegato governativo veneto in odore di carriera (Paolo Bonacelli), gran inciucione  assai predisposto al compromesso e alla corruzione.
Il fratello più giovane, il bel tenebroso Mario Ferramonti (Fabio Testi), è da anni un impenitente donnaiolo, che sperpera i soldi paterni al gioco e alle scommesse.
Cacciati e diseredati, i tre fratelli provano, loro malgrado, a riavvicinarsi tra di loro, cercando di agevolare prima Pippo nell'aggiudicazione di forniture per i lavori di arginatura del Tevere, poi per garantire carriera all'impiegato statale, e quindi per riammettere il maledetto donnaiolo di Mario, che nel frattempo si innamora di sua cognata Irene.
Costei lo ricambia solo al fine di arrivare al suocero, di cui finirà per divenire l'amante, mandando a pezzi l'equilibrio psico-fisico già precario di Pippo, ormai allo sbando con la sua ferramenta.
Ognuno finirà per pagare un prezzo molto alto per l'arrivismo senza scrupoli che avrà ostentato: tutti meno i più furbi di tutti, che riusciranno a mettere mano finalmente sull'agognato bottino del vecchio.
Tratto dall'omonimo romanzo di Gaetano Carlo Chelli, adattato per lo schermo da Sergio Bazzini, Roberto Bigazzi e Ugo Pirro, L'eredità Ferramonti è diretto con equilibrio e mano sicura da Mauro Bolognini, che, da autore navigato ormai noto internazionalmente, può avvalersi di un cast internazionale di tutto rispetto, ideale per rendere fruibile il prodotto anche ben aldilà dei confini nazionali. 
Presentato al Festival di Cannes in Concorso, il film si vide assegnato il Premio per la miglior interpretazione femminile, andato alla splendida Dominique Sanda, davvero superba a rendere il colto cangiante e doppiogiochista della sposina remissiva, dietro ai cui immacolati panni si nasconde una abile arrivista in grado di far capitolare a sé buona parte delle sue vittime, anche se non proprio tutte.
Bella ed accurata appare la ricostruzione d'ambiente, e valida la cura con cui la sceneggiatura riesce a scandagliare piuttosto a fondo l'animo dei molteplici protagonisti, coinvolti in una estenuante rincorsa al premio in palio inizialmente negato, apparentemente rinnegato da tutti, ma invero ambito da chiunque come il massimo delle proprie singole aspirazioni.
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