Regia di Ken Loach vedi scheda film
Piovono pietre è la conferma della statura autoriale di Loach, regista politico e sociale, da sempre rivolto a un cinema impegnato, civile, che guarda alle fasce economiche più basse della società inglese con occhio quasi documentario, il più imparziale possibile, senza voler giudicare o tantomeno genericamente recriminare. Tutto ciò che accade nei suoi film ha un perchè: questa è la storia di un operaio che perde il lavoro e non riesce a trovarne un altro, e che anche qualora lo trovasse sa perfettamente che dovrà sempre fare i conti con le 'pietre' che gli piovono dall'alto: dalla politica che si disinteressa della 'working class', da un mercato del lavoro in ristagno, dalle istituzioni assenti, dalla malvagità dei soliti approfittatori (l'usuraio, come un avvoltoio, attende le disgrazie e il bisogno d'aiuto altrui) e anche dalla religione. La velata - in effetti neanche poi tanto, diciamo indiretta - critica alla fede, spesso cieca e di nessun conforto, anzi in grado soltanto di peggiorarci la vita, è un elemento nuovo nell'etica di Loach; la retorica proletaria volta ad affrontare la vita con atteggiamento kafkiano (pessimismo e sensi di colpa) è invece una sua costante già apprezzata nei lavori passati. Grazie a questo film Loach ritrova la fiducia nel cinema, abbandonato dopo alcuni lavori passati immeritevolmente inosservati alla fine dei Sessanta e nei primi Settanta (Kes, Family life), per approdare alla televisione (in cui aveva cominciato, a metà dei Sessanta) fino all'exploit di Riff raff del 1991. Dopo questa conferma, Loach comincerà a licenziare film alla media di quasi uno all'anno per due decadi (fino al 2011 di chi scrive). Bravo il protagonista Bruce Jones, all'esordio; sceneggiatura di Jim Allen, che per il regista aveva già scritto L'agenda segreta (1990); musiche di Stewart Copeland, ex Police. 7/10.
Bob, disoccupato capofamiglia alla perenne ricerca di lavoro, per comprare il vestito per la comunione della figlia farebbe qualsiasi cosa: perfino indebitarsi con uno strozzino. E qui cominciano i problemi seri.
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