Regia di Michele Soavi vedi scheda film
Il guardiano di un cimitero di un paesino, pallido e taciturno, si ritrova a dover affrontare un improvviso risveglio dei morti. E' il solo a poterli affrontare e dovrà darsi da fare parecchio per ri-ucciderli tutti. Compresa una donna che ama.
Quarta regia per Michele Soavi, già assistente di Dario Argento, Lamberto Bava e Joe D'Amato; quarto horror, qui con una sceneggiatura di Gianni Romoli tratta da una storiella del fumettista Tiziano Sclavi, l'autore di Dylan Dog. Nel film Rupert Everett si chiama Francesco Dellamorte, ma in realtà è esattamente il personaggio di Sclavi, nè più e nè meno; la storia ha un andamento pacato con toni onirici e una forte componente ironica (ironia nera, ça va sans dire) di fondo: è lo stile di Dylan Dog, a tutti gli effetti. Al posto del baffuto Groucho qui c'è però il subumano Gnaghi, interpretato dal francese François Hadji-Lazaro; nel cast compare anche la giovane emergente Anna Falchi, dalla prorompente femminilità ben sfruttata da Soavi (non si poteva proprio prescindere dalla sequenza a generoso petto in esposizione, a quanto pare). Particina per il comico Stefano Masciarelli; musiche di Manuel De Sica. I limiti principali dell'opera sono, come i suoi maggiori pregi, gli stessi del fumetto di origine; in primis naturalmente c'è il gusto compiaciuto per la ciarla sentenziosa, che esonda nel patetico finale. 2,5/10.
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