Regia di Michele Soavi vedi scheda film
Un film contraddittorio, Dellamorte Dellamore. Estetizzante, ben girato (il regista è lo stesso di Deliria, La setta, La chiesa) figurativamente colto e postmoderno, stempera i sussulti della paura e l'attrezzatura dell'orrore (il cimitero, i fuochi fatui, la processione degli zombi, la voracità antropofaga dei morti che non voglino riposare in pace) in un'ironia pacata e nelle tortuosità della passione folle. L'ossario diventa il boudoir della seduzione, le sepolture l'alcova degli amplessi al chiaro di luna, il mondo dei vivi si confonde con quello dei defunti, la donna del desiderio (una Anna Falchi riveduta e corretta dalla chirurgia plastica) vive tre volte. Il custode del sonno eterno, abbigliato come un dandy da discoteca, con il suo fido e mugolante assistente, Gnaghi, si appassiona agli elenchi del telefono, fa il possibile per non pensare alla morte. Oltre il paesino di Buffalora, al di là di un tunnel, non esiste che un abisso.
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