Regia di Michele Soavi vedi scheda film
"Dellamorte Dellamore" è un piccolo esempio di film italico "sui generis",un pezzo di cinema naif, colmo di atmosfere macabre e gotiche,un richiamo al cinema "B-Movie" anni 60-70 dei Bava o dei Fulci.Tutto è una sorta di riesumazione di un cinema artigiano fuso con le atmosfere odierne di una cittadina sperduta del settentrione d'Italia.Tratto dalla geniale penna di Tiziano Sclavi(anch'egli sperduto chissa' dove,) si svolge in una cittadina dal nome grottesco di Buffalora,dove in un cimitero lavora il guardiano Francesco Dellamorte e il suo assistente Gnaghi:un ciccione "freak" mezzo-muto ma dall'irresistibile candore.Dellamorte è un presunto impotente preso in giro nei bar del paese,fin quanto non incontra una figura di donna ideale,un Anna Falchi versione angelicata concedente le sue grazie al bel tenebroso Dellamorte.Tutto è passionale e orrorifico nella regia di Soavi fin quando si rompe qualcosa nell'equilibrio psichico di Dellamorte,innescando una catena di delitti,in cui vivi e morti si miscelano divenendo un unica cosa.La penna di Sclavi c'è e si vede,a dispetto di chi considera o abbina Dellamorte con Dylan Dog sono due personaggi diversi e moventi in ambienti ben differenti,pero' la verosimiglianza è lecita data la paternita' di Sclavi e la figura di un ombroso Rupert Everett,usato nel 1986 come modello per la creazione di Dylan Dog.Soavi gira un film atipico per gli schermi italici,ma geniale nelle ambientazioni e nelle scenografie da horror ruspante che trasportano noi in una sorta di spavento compiaciuto.Dellamorte è un tipico horror dal tocco grottesco innervato di un piacevole Humour nero ,intriso in alcuni tratti di stilemi filosofici poetici.Il personaggio di Dellamorte è di quelli "poetici" nella solitudine e malinconia,egli vive con un assistente che si esprime in versi gutturali e parla al telefono con un solo amico,una figura in sintonia col contesto funereo da cui è circondato nel quale sembra essere piu' a suo agio che in mezzo ai vivi.Soavi svolge un ottimo lavoro con lo scenografo Sergio Stivaletti nella riproposizione di un cimitero sperduto nelle lande desolate,in una fotografia dal tocco tetro e assuefatto di macabro.Peccato che film cosi' non hanno avuto un seguito,dato il loro tocco grottesco,non da horror ridondante di sobbalzi da poltrona,ma piu' pacato e delicato quasi una "favola" noir di quelle alla Tim Burton.Girato nel 1993 ebbe un discreto successo dato il turbinio di fan che abbinavano Dellamorte a Dylan Dog,ma i due personaggi sebbene alcuni tratti comuni vivono in mondi differenti,entrambi pero' sono solitari e malinconici vaganti nell'esistenzialismo e nell'eccentricita',elementi sottolineati anche nella costruzione del Dellamorte con Everett perfetto nella vis ombrosa e Anna Falchi che non sara' una grande attrice ma è davvero seducente ed eterea nel ruolo di "figura femminile" l'unica ad essere amata da Dellamorte.Un pezzo di cinema atipico in questi (e quei) tempi,ma godibile nella storia e nei pezzi d'eccentricita' che ne fanno un piccolo gioiello o "cult movie" per gli amanti delle favole macabre o molto piu' semplicemente un degno erede di quell'horror gotico alla Bava o Fulci,non autoriale,sghembo da filosofie spicciole,ma irresistibilmente colmo di genialita' e "macabra simpatia".....
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