Regia di Michele Soavi vedi scheda film
"Tra morti viventi e vivi morenti siamo tutti uguali, tutti la stessa razza; ma se uccidi un morto fai un servizio di pubblica utilità, se uccidi un vivo invece ti metti nei guai."
Dellamorte Dellamore è tratto dall'omonimo romanzo che Tiziano Sclavi, creatore del celebre fumetto Dylan Dog, scrisse nel 1983 e riuscì poi a pubblicare solo nel '91, cioè quando il buon Dylan era già nato e fra le mani di molti avidi lettori. Il personaggio di Francesco Dellamorte non è esattamente un prototipo di Dylan Dog, ma sicuramente, andando al di là delle numerose differenze fra i due, alcune caratteristiche hanno giocato un ruolo di rilievo anche nella creazione dell'indagatore dell'incubo londinese che ha reso famoso il pur fuggitivo dalla notorietà Sclavi.
Dellamorte (Rupert Everett) è un becchino italiano, custode del cimitero del piccolo comune di Buffalora insieme al suo amico Gnaghi (François Hadij-Lazaro), omone corpulento in grado di balbettare solo "Gnà!"; schivo a livelli quasi misantropici, Francesco ha comunque il suo bel daffare al camposanto, visto che i morti hanno la tendenza a risorgere dalle loro tombe, circostanza che obbliga Dellamorte ad avere il grilletto facile per riportare i "ritornanti" alla pace. L'incontro con una bella vedova (in)consolabile (Anna Falchi), con cui ha un rapporto sessuale di fianco alla tomba del marito, e il continuo "tornare" di lei rischiano di sconvolgere la vita di Dellamorte, che si trascina fra autoironia e curiosi passatempi...
Se dal punto di vista registico Michele Soavi alterna belle invenzioni a qualche ingenuità e se la trama è alquanto sfilacciata, d'altro canto Dellamorte Dellamore gode di molti punti di forza: la colonna sonora, la fotografia, la presenza di un magnetico Rupert Everett (alle cui fattezze si ispirò Sclavi per Dylan Dog, non dimentichiamolo) e su tutti un bel coraggio a sfornare in Italia un prodotto così anomalo, vale a dire un horror zombesco intriso di humour nero e comicità da fumetto fino al midollo.
"Gli elenchi del telefono?! Ma sei impazzito?! Lo sai che è la mia lettura preferita! Gnaghi, anche se hanno portato quelli nuovi perché i vecchi devono fare questa fine?! E' così che rispetti i classici?!" [Dellamorte rimprovera Gnaghi di fronte ad un rogo di inutilità e vecchi elenchi telefonici]
"Mi chiamo Francesco Dellamorte. Nome buffo, no? Ho anche pensato di farmelo cambiare all'anagrafe. Andrea Dellamorte sarebbe molto meglio, per esempio."
In definitiva, Dellamorte Dellamore è un film di genere che non delude gli appassionati di Dylan Dog, a cui somiglia molto di più rispetto allo scempio americano che ne è stato fatto un anno fa, non fosse altro per la presenza di Everett, ma ciò che più soddisfa lo spettatore è la stessa ironia macabra e la stessa melanconia che collegano strettamente il fumetto dell'indagatore dell'incubo e questo film, non privo di difetti ma troppo originale per essere banalmente liquidato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta