Regia di Amerigo Anton vedi scheda film
La bella Fatima viene rapita dal tiranno Yussuf. Ecco quindi che l'aitante Nadir, innamorato della ragazza, parte per liberarla.
Il dominatore del deserto - titolo invero un filino eccessivo - è una delle vette del cinema di Tanio Boccia, alias Amerigo Anton; ciò non significa, chiaramente, che si tratti di un'opera nè interessante, nè bella in sè: ma di certo è più bella e interessante della gran parte del resto della produzione dello sgraziato regista lucano. I mezzi sono modestissimi, ma comunque decenti (sebbene sia discutibile la scelta di adoperare scenografie spesso palesemente cartonate e costumi intonsi e luccicanti, ma tant'è, e non è senz'altro un limite del solo cinema di Boccia/Anton) e soprattutto colpisce la lettura del cast artistico composto da apprezzabili seconde linee: dal protagonista maschile Kirk Morris (negli anni precedenti, una salva di Maciste e qualche Sansone) a quella femminile Rosalba Neri, passando quindi poi per Paul Muller, Helene Chanel, Aldo Bufi Landi e via dicendo verso i nomi meno conosciuti. Anche la colonna sonora di Carlo Rustichelli non è affatto male, a dimostrazione del fatto che la produzione (Luigi Rovere) aveva qui buone intenzioni; neanche a dirlo, la pecca principale di tutta l'operazione sta nella blanda storiella raccontata nella sceneggiatura di Boccia, Alberto De Rossi e Mario Moroni. Per essere un film in costume e d'avventura, infatti, Il dominatore del deserto non concede molte emozioni e, pur con l'attenuante dell'inevitabilità del lieto fine, risulta prevedibile dal primo all'ultimo fotogramma; le scene d'azione sono infine dirette nell'approssimativa maniera che si riconosce al regista. Alla luce di tutto ciò, il ridimensionamento della pellicola è d'obbligo; eppure, come detto, rimane una delle migliori per Tanio Boccia: quasi dispiace. 2,5/10.
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