Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
"La Stazione" è un tipico prodotto di un Cinema italiano che oggi non c'è più, se non in rare occasioni. Era il periodo dei film piccoli ma che sapevano raccontare storie, dei Mimmo Calopresti, dei Mazzacurati, i primi che mi vengono in mente. Era ancora un Cinema piuttosto puro, poco contaminato dalle americanate e dai personaggi della televisione. Così Rubini, bravo attore e discreto regista, esordisce ambientando la sua storia minima in una stazione, luogo in cui è cresciuto, avendo avuto un padre capostazione. Una donna in fuga, una brava e bella Margherita Buy, ai suoi primi passi da attrice, un capostazione timido e impacciato (e un po' "cane di paglia"), Rubini, e un fidanzato di lei, il sempre bravo Ennio Fantastichini, manesco e borderline. Il tutto immerso in una pioggia costante, in una notte pugliese e, soprattutto, in una vecchia casella ferroviaria, con ancora il telefono a disco. In tutto il film si respira un'aria malinconica, di un passato ancora più passato di quel che è, fra televisioni in bianco e nero, caffettiere, porte di legno e scambi ferroviari manuali. Un incontro di due solitudini, delicato e ben recitato, fino a quando il film, nell'ultima mezz'ora, prende quasi una forma da thriller, del tutto inaspettata. Ma funziona, anche a distanza di più di trent'anni. Certo, è invecchiato malino e si vede, ma la sua genuinità e la sua compattezza ne fanno ancora una bella visione. Recuperato in una (brutta) versione in DVD: meriterebbe un adeguato restauro.
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