Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Uno dei capolavori di Nanni Moretti, il primo dalla narrazione distesa e quasi "classica". Intendiamoci: io amo Ecce bombo (1978) e Sogni d'oro (1981), ma Bianca lo si può definire il film della maturità del regista romano.
Bianca è al tempo stesso una storia d'amore e la descrizione di un caso clinico, amaro e divertente al tempo stesso, realistico e freudiano fino a sfiorare il surrealismo (nel film precedente il protagonista girava un film intitolato La mamma di Freud, con il noto psicoanalista interpretato da Remo Remotti, che qui torna nella parte di Siro Siri). Pur essendo una sorta di film cerniera tra la prima maniera, per così dire fumettistica, e quella più classica di La messa è finita (1985) - sebbene i successivi Palombella rossa (1989), Caro diario (1993) e Aprile (1998) tradiranno nuovamente la narrazione tradizionale - Bianca è opera che contiene elementi "nannimorettiani" per eccellenza, in una sorta di gesto assurdo che per certi versi innova quello definibile come dannunziano: quelli di Michele Apicella sono sproloqui assurdi, domande provocatorie, azioni inutili e controproducenti (obbligare i ragazzi alla ginnastica, lo schiaffo allo studente riottoso), prese di distanza autolesioniste dalla storia con Bianca («voi due chi?... perché lo ha detto insieme?»), come a voler prendere le distanze da un modo corrivo e molto diffuso, assai superficiale, per quanto "moderno" di intendere la vita di coppia e le storie d'amore. Per questo il protagonista vuole intrufolarsi nell'unica storia d'amore puro che si trova davanti, quella tra i suoi studenti Matteo e Martina, per questo si trasforma in serial killer, giustiziere di tutte le coppie che non rispondo al suo ideale di perfezione e di complementarità, significativamente simboleggiato dalle scarpe, sempre in coppia e, se non proprio uguali, sempre complementari. La consapevolezza della diversità di Michele Apicella, qui professore di matematica, sfocia stavolta nella disperazione («è triste morire senza figli»), ma anche in un film compiuto e divertente, del quale non per caso ancora oggi si mandano a memoria - spesso anche a sproposito - citazioni e battute («continuiamo così, facciamoci del male»).
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