Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
“Michele, queste sono le tue solite fissazioni! Cerca ogni tanto di capire cosa succede veramente...”
“E cosa succede?”
“Succede...che non ci sopportiamo più.”
“Però, scusa, nove anni che siete stati insieme cosa sono, tutto un equivoco? Ignazio, ti prego, pensaci...pensateci ancora un po'!”
Michele Apicella (Nanni Moretti) è un giovane professore di matematica di scuole superiori, appena assunto presso un bizzarro istituto sperimentale intitolato a Marilyn Monroe, il cui preside (Dario Cantarelli) è un folle ed ilare personaggio a capo di una struttura davvero anomala, dove sono i docenti ad avere a disposizione uno psicologo e a temere i ragazzini.
Ma Michele è anche un uomo solo, paranoico e pieno di manie: in primo luogo non riesce a trattenersi dal fare domande invadenti e indiscrete a chiunque, partendo dalla sua fissazione per le calzature fino ad arrivare al suo argomento preferito, ovvero l'amore e le relazioni affettive. Cataloga e colleziona feticci e appunti su coppie di vicini di casa e amici sulle cui storie d'amore vorrebbe intervenire per impedire che vadano alla deriva.
Un giorno alla scuola arriva una nuova professoressa di francese, la bella Bianca (Laura Morante); fra i due scatta qualcosa, ma i comportamenti di Michele si fanno sempre più strani e difficilmente interpretabili, peraltro in concomitanza col ritrovamento di cadaveri di suoi vicini di casa e conoscenti nel giro di qualche giorno. Il commissario (Roberto Vezzosi) si mette sulle tracce del professore...
Venuto dopo un film considerato di transizione come “Sogni d'oro”, “Bianca” è il lavoro della consacrazione di Nanni Moretti. Ormai trentenne e distante dagli esordi con i quali voleva emergere di prepotenza, Moretti redige una sceneggiatura matura e vellutata, dando al suo alter ego Michele Apicella una gamma di sfumature caratteriali ben articolata: è un personaggio che potrebbe sembrare oppresso, crudele, disturbato, ma è pure un bonaccione poco cresciuto, infantilmente estroverso, utopicamente convinto della pienezza e della perfezione dell'amore più per vedere contenti i suoi cari che per goderne lui stesso, tant'è vero che allontana Bianca proprio per non rischiare per la prima volta in vita sua di essere felice. Perché sa che la cosa è destinata a svanire, come una moda calzaturiera.
Con un protagonista così ambiguo, “Bianca” non può che dondolare fra la delicatezza e l'amarezza, fra la serenità e il dramma, suscitando un'alternanza di smorfie di dispiacere e di sorrisi, questi ultimi grazie ad una gran quantità di battute e scenette paradossali che arricchisce la parte centrale (sono restate nella storia la battuta quasi nichilista sulla sachertorte e il barattolone di cioccolata spalmabile alto più di un metro per gli spuntini notturni). Lasciando praticamente da parte le disquisizioni socio-politiche e le critiche al cinema moderno per prediligere una cura maggiore nella trama, nella colonna sonora e nei dettagli, seppur lavorando ancora nel solco di un individualismo macerato in ideali preziosi ma fuori contesto e di un'attitudine al monologo rivelatore incessante, Nanni Moretti fa il colpaccio.
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