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Zeder

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Zeder

di zombi
10 stelle

suggestionato, istigato e intrigato dall'ottimo libro di ruggero adamovit e claudio bartolini "IL GOTICO PADANO-dialogo con pupi avati"(ed. le mani, euro 15) mi sono voluto rivedere questo zeder. che dire se non... capolavoro!!! cosa c'è di più INDECENTE che filmare una persona che ritorna dice avati negli extra?... ritorna da dove?... ritorna dalla morte, quindi dal fatto certo che il cuore non batte più e il cervello ha smesso di spedire impulsi al corpo. e quindi?... quindi un corpo che si leva ,quando sepolto in certi terreni, e che in qualche modo riprende una non-vita e cerca. cosa cerca?.... purtroppo cerca oscenamente i viventi per ucciderli, magari per condurli alla morte che ha ucciso loro. avati crede nella storia che racconta. forte dei ricordi dell'infanzia passati in un mondo contadino che non esiste più, legati a credenze pagane che si accompagnavano alla religione cristiano-cattolica, avati riesce a costruire una storia di accadimenti assurdi, che diventano inquietanti sempre più che la storia avanza e si aggiungono tasselli e poi incredibilmente e lucidamente folle, quando però oramai è troppo tardi. in questo film avati fa un passo avanti. trasporta situazioni impossibili, barzellette che un cittadino bollerebbe come fole per bambini creduloni, proprio al centro del mondo moderno. in città, sulla riviera romagnola, patria del divertimento spensierato, non c'è più sicurezza. ovunque può nascondersi quella loggia di persone che coi mezzi tecnologici della modernità indagano su ciò che di più antico esiste; la morte. il protagonista(un gabriele lavia che però spesso fa paura per le espressioni che ricordano il suo carlo di argentiana memoria)si trova catapultato in assurdità da annichilire con battutacce al bar con gli amici. preso in una ragnatela che la propria curiosità di scrittore ed essere umano chiede di essere soddisfatta. ed eccolo quindi a seguire le tracce vieppiù numerose, in giro per la campagna, per stradine incastrate tra campi di melica e colonie abbandonate e marcescenti, trascinandosi la reticente fidanzata e incontrando gente che saranno tutto meno le solari persone che paiono. avati usa i trucchi del genere e riesce a spaventare anche quando sembrano eccessivi e inspiegabili, ma riuscendo a coinvolgere lo spettatore e condurlo in una storia appunto inspiegabile. grazie ai collaboratori, avati sceglie location(la colonia varese di milano marittima) e facce giuste(aldo sassi su tutti)e sciocca a tutt'oggi in tempi di indecenti e inguardabili torture porn. invidio chi ancora non lo ha visto. per i curiosi e per chi non lo sapesse naturalmente, oltre al libro ed. le mai, da consultare il sito internet IL DAVINOTTI per le locations. buona visione o ri-visione. GRAZIE PUPI!

Cosa cambierei

ieri a caldo, pensavo di ricordare il finale diversamente. ricordavo la ritornante allessandra tutta sporca e spaventevole, con suoni gutturali uscirle dalla gola, e invece sembrava nostalgicamente una vestale di un film gotico anni 60. emaciata, ma bella e sorridente. ripetere il finale dé la casa dalle finestre che ridono non sarebbe stato male, vedere alternati i visi di lavia e della canovas ma separati con i titoli di coda sull'immagine fissa della colonia. ma anche così non va male.

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